L’analisi transazionale in apparenza sembra una cosa complicata ma poi, dopo aver capito qualcosina, pare fin troppo semplicistica. In realtà, conoscere e gestire i propri stati dell’Io può rivoluzionarti la vita.
Amo tantissimo l’A.T., perché chiarisce finalmente la mente e attribuisce un senso alle emozioni. Come ogni nucleo prezioso di conoscenza, non si svela facilmente a chiunque. Per i filtri mentali troppo rigidi, i tre stati dell’Io rimangono soltanto tre palline separate, legate dalle frecce vettoriali delle transizioni. Una matematica della relazione finalistica che farebbe senso a Berne. Roba sterile, ma molto pompata nelle aziende, dove la modifica dei comportamenti segue prettamente delle ragioni utilitaristiche.
Per quelli “carnali” invece, l’A.T. è solo una teoria priva di “cuore”, volta all’approfondimento schematico dei comportamenti, senza prendere in considerazione le ragioni di natura interiore, affettiva.
Per chi invece si sente pronto a unire la mente al suo cuore, l’A.T. si svela come un tesoro nascosto dai tempi immemori in attesa dell’anima giusta. Quindi si parte. Non mi dedicherò all’esposizione scolastica dei concetti di base dell’A.T., reperibili con grande facilità sui numerosi siti dedicati all’argomento. Mi soffermo soltanto sull’applicabilità della teoria nell’ambito concreto della conoscenza di sé.
Il viaggio dell’autoconoscenza parte dagli tre stati dell’Io.
Basta un minimo di attenta auto-osservazione per scoprire che al nostro interno ci sono numerosissime voci, impulsi, pensieri molto diversi e opposti che dialogano e si confrontano, ma il più delle volte litigano, si colpevolizzano e si contraddicono. Perché? Mica siamo tutti matti? Niente affatto. Siamo tutti ok.
Conoscere gli stati dell’Io mette ordine dentro la nostra testa e ci fornisce gli strumenti per gestire in modo semplice il collegamento tra ciò che abbiamo dentro e ciò che manifestiamo all’esterno.
Scoprire che tutte le osservazioni raccolte sulle proprie modalità comportamentali, schemi mentali e sui modi di canalizzare le emozioni, che finora ci apparivano così confuse e contraddittori, in realtà siano ben organizzate negli stati dell’Io porta ad un’autentica illuminazione.
Tutto ciò che interiormente ci sembra mescolato, opposto e, quindi, incomprensibile, in realtà l’analisi transazionale l’ha già chiarito tempo fa con successo. Per questo motivo difficilmente concepisco un processo autentico di autoconoscenza privo delle informazioni di base sugli stati dell’Io.
I tre stati dell’Io: Bambino, Adulto, Genitore
Il Genitore è una guida per le aspirazioni etiche e per le necessità trascendenti; l’Adulto si occupa della realtà terrestre della vira oggettiva; e il Bambino è il purgatorio, talvolta anche l’inferno, delle tendenze arcaiche.
eric berne, analisi transazionale e psicoterapia, p. 49
La strutturazione degli tre stati dell’Io trova l’essenza nelle famose istanze psichiche di Freud, cioè l’Es, l’Io ed il Super-Io. Tuttavia, Berne precisa che gli stati dell’Io sono degli stati mentali organizzati(1) e dei fenomeni fisiologici(2) visibili, e non soltanto dei confinamenti psichici caotici che non possiedono alcuna organizzazione.
Dunque, gli stati sono delle realtà molto concrete, ma profondamente connesse alla complessa interiorità dell’individuo, ed è per questo che non vanno ridotti ad una semplice teoria comportamentista.
L’insieme di pensieri, emozioni e comportamenti che corrispondono al bambino reale che siamo stati rappresenta il Bambino.
L’Adulto riflette il modo efficace e oggettivo di elaborare i dati di realtà disponibili per agire nel miglior modo possibile.
Il Genitore è l’autorità genitoriale introiettata o con la quale ci si è identificato.
Continuerò a scrivere con le maiuscole i tre stati dell’Io per differenziarli dai sostantivi comuni bambino, adulto, genitore, che indicano delle persone reali. Vediamo come si manifesta ognuno di loro.
Il Bambino: la chiave dell’Universo
Nel Bambino risiedono l’intuizione, la creatività, lo spontaneo impulso ad agire e la capacità di godere.
berne, a che gioco giochiamo, p. 29.
Il Bambino è graficamente la sfera inferiore, che racchiude il bambino che siamo stati, con i suoi modi straordinari di agire, pensare, sentire. Un bambino che ha preso delle decisioni durante i suoi giochi, che ha imitato i suoi genitori e che ha urlato disperato per una caramella. Il Bambino è la fonte della sensibilità, della spontaneità, dell’allegria, ma anche dell’adattamento, della vendetta e dell’inganno.
Ripeto, lo stato dell’Io è un insieme di manifestazioni visibili e auto-osservabili. La chiave dell’autoconoscenza risiede dunque qui. Il nostro Bambino si attiva ed è facilmente riconoscibile ogniqualvolta ci sentiamo bambini. Siamo nel Bambino sia nelle situazioni che richiamano i bei momenti dell’infanzia, sia nei momenti bui che ci ricordano le prime volte in cui ci siamo confrontati con il dolore e la mancanza.
Ci sono vari Bambini, e ognuno ha sia degli aspetti positivi che negativi. Il Bambino adattato subisce l’influenza del Genitore, quindi si autocensura e si limita ad eseguire le richieste degli altri, così come un bimbo ubbidisce alla mamma per paura della punizione. L’adattamento è percepibile facilmente nel linguaggio ricercato, nella posizione tesa del corpo o nelle azioni volte a compiacere gli altri. L’aspetto positivo del Bambino adattato è la gratitudine e l’umiltà, oltre che la capacità di beneficiare delle scorciatoie genitoriali nella scelta delle esperienze da fare.
Il Bambino libero è sempre più raro da vedere, ma ogni sua manifestazione è uno spettacolo. Il Bambino libero è un bambino naturale, è allegro, giocoso, aperto. La sua motivazione centrale è l’ottenimento della massimo gratificazione. Tra i suoi aspetti ombra ci sono la ribellione e l’auto-indulgenza.
Il funzionamento mentale del Bambino predilige le percezioni sensoriali, in quanto l’Io corporeo si forma prevalentemente durante l’infanzia.
Il Genitore: la sede dell’Universo
Il Genitore è la sfera superiore, l’istanza genitoriale di cui ci siamo appropriati nei giudizi, nei valori, nel desiderio di proteggere qualcuno. Questo stato dell’Io richiama i valori morali della coscienza, ma anche il bigottismo, erige le norme da imporre con autorità o per proteggere la convivenza civile. Può contenere ciò che abbiamo introiettato dalla madre affettuosa, invadente o destabilizzante, e dal padre rassicurante, giudicante o assente.
Il ruolo principale del Genitore riguarda il risparmio di energia e la riduzione dell’angoscia(3). Questo significa che l’individuo con un Genitore ben funzionante rende automatiche e più sicure le decisioni che, altrimenti, avrebbero richiesto una determinata esperienza di vita vissuta. Qui ritroviamo il senso profondo delle tradizioni, che almeno in teoria, dovrebbero trasmettere gli insegnamenti e i valori utili per spianare la vita delle generazioni future.
Molto più frequente invece è il Genitore giudicante, che espone il suo ricco archivio di pregiudizi e parte quasi in automatico durante i passatempi, cioè i suoi contatti sociali. Lo senti in quei momenti dicendo “non è terribile, caro?” e commentando indignato “questi tempi e la gioventù di oggi”, chiamando in causa gli anni mille volte migliori della sua giovinezza.
Lo stato del Genitore, reduce dalla maturazione il più delle volte forzata di Edipo, è tutto ciò che immaginiamo sul ruolo genitoriale, sul datore di lavoro, sullo Stato e su Dio. La chiave della famiglia felice, della pienezza esistenziale e della spiritualità autentica è il Genitore affettuoso, protettivo ed autorevole.
L’ Adulto: il programma di sopravvivenza
L’ Adulto è il responsabile della presa di coscienza su di sé e sul mondo esterno. Il suo compito riguarda la percezione, la comprensione e la valutazione oggettiva della realtà circostante. Attivando l’Adulto, l’individuo calcola, studia, misura e agisce, si impegna pienamente al “mantenimento della baracca”.
Le sue qualità sono il senso di responsabilità, l’attendibilità, la sincerità e il coraggio.(4)
Dato che si occupa dell’esame di realtà, l’Adulto è come un calcolatore di probabilità(5). L’accuratezza delle sue previsioni, così come i risultati ottenuti, dipendono dallo stato di salute degli altri due stati, che interferiscono molto con l’Adulto. Perché un Adulto sia operativo, non è importante l’esattezza dei dati di realtà raccolti, quanto la loro elaborazione determinante per la qualità dei risultati prodotti: decisioni, azioni, prognosi.
Di conseguenza, la chiave della brillante carriera lavorativa, ma anche di una vita affettiva soddisfacente è un Adulto efficace nell’elaborazione dei dati di realtà e, quindi, nella scelta delle sue azioni. Un Adulto pienamente operativo ha bisogno della collaborazione del Bambino motivato e del Genitore protettivo.
Nonostante la nostra abitudine culturale all’auto flagellazione, la verità è che l’Adulto agisce in ogni circostanza al massimo delle sue capacità, utilizzando al cento per cento tutti i dati di cui dispone.
I collegamenti tra gli stati dell’Io
Al contrario di ciò che si potrebbe pensare, lo stato dell’Io sano è confinato in una membrana flessibile di una permeabilità molto selettiva.(6) La rigidità considerevole nell’attivazione degli stati dell’Io è un indice sicuro di problematiche della personalità. Durante la giornata un individuo ben strutturato passa tranquillamente da uno stato all’altro a seconda delle necessità contestuali con un certo automatismo funzionale.
Ma con lo stesso automatismo inconsapevole, un Bambino insoddisfatto e inopportuno rompe le scatole durante un colloquio di lavoro, il Genitore interviene giudicante in bel mezzo ad un preludio sessuale, o l’Adulto prende il comando analizzando la rugosità della pelle mentre fa una carezza. Disastro assicurato.
La relazione interna tra il Bambino e il Genitore risulta fondamentale per lo stato di benessere della persona e riflette il tipo di relazione avuta durante l’infanzia con il proprio genitore. Un Bambino copre sia gli aspetti positivi sia quelli negativi del bambino passato, così come il Genitore può agire sia con il suo lato affettuoso, sia con i suoi giudizi più sprezzanti.
Per questo motivo, le situazioni non risolte durante l’infanzia con i propri genitori si rifletteranno decisamente all’interno della nostra personalità e creeranno i conflitti interni e relazionali. Qui si collocano le cause delle nostre più profonde insicurezze, dei sensi di colpa e degli inspiegabili atteggiamenti autolesionistici.
La patologia interviene quando uno dei due, il Bambino o il Genitore, prende il sopravvento contaminando l’Adulto o escludendo una parte dell’altro stato dell’Io corrispondente. Per esempio, il nevrotico manda via tranquillamente il suo Genitore e si dà alla pazza gioia nel suo Bambino, mentre lo psicopatico esonera il suo Bambino ed entra convinto nel suo fanatico Genitore.
Il counselling, cioè la psicologia del benessere, opera invece sugli stati dell’Io sani, cioè flessibili, che si alternano a seconda delle circostanze, pur contenendosi nel loro ambito di manifestazione in una reciprocità rispettosa e collaborativa.
La ruota della vita
Il Bambino è il registratore di tutte le situazioni difficili dell’infanzia, in cui non ha avuto modo di reagire in modo efficace, data la sua condizione di ovvia fragilità. Ha una memoria da elefante. Queste situazioni frustranti si conserveranno intatte per molto tempo nei suoi ricordi, insieme al desiderio profondo di tornare a recuperare le perdite e di riscattare la propria identità.
Ogni volta che avrà poi modo nella vita di imbattersi in una situazione simile a quella originaria, che addirittura potrà crearsela da solo, metterà in azione le stesse reazioni di allora. Con il tempo, le sue modalità di reazione possono diventare sempre più affinate e migliorare grazie alla crescita e all’esperienza. Senza però esserne consapevole, l’individuo continuerà comunque ad attivare in modo automatico le sue solite risposte, con lo stesso tipo di conseguenze, non sempre gradevoli.
Da qui la famosa ruota della vita, che gira inesorabilmente in un vortice che sembra irrisolutorio. In questo modo, quasi tutta la nostra esistenza viene spesa alla rimuginazione, alla progettazione del ritorno alla seconda chance e, nei casi fortunati, alla riparazione delle ferite infantili. Passiamo anni e anni a progettare modi migliori di reagire, di combattere, di difenderci, senza sapere che l’uscita dal circolo vizioso si trova nella crescita e l’accoglienza amorevole del proprio Bambino.
Chi guarisce la nostra vita? Il Genitore.
La crescita e la guarigione del Bambino sono impossibili senza la cura affettuosa, la guida decisa e la protezione del Genitore. Con la sua preziosa esperienza di vita il Genitore imparerà che può uscire dagli obsoleti schemi mentali e comportamentali appresi inizialmente dal suo genitore originario.
Con il tempo il Genitore dell’individuo consapevole viene a sapere che può scegliere di pensare e di agire diversamente, a seconda degli insegnamenti che l’esperienza di vita apporta. Il Genitore può decidere in qualsiasi momento di cambiare le sue convinzioni, i suoi modi di agire e, soprattutto, i suoi valori, pur conservando con affetto l’eredità degli insegnamenti positivi già appresi.
Come avviene con il Bambino, il Genitore affronta anche lui situazioni ripetitive, simili a quelle apprese dai genitori reali, in cui creerà o ritroverà modo di esprimere la sua volontà di riparazione e di cambiamento. Può riuscirci soltanto se decide di seguire una sua strada diversa, autonoma e libera dagli avversi influssi ereditati. Il Genitore dovrà scoprire che aiutare il suo Bambino vuol dire imparare ad accettare la vulnerabilità di entrambi, perché dietro ad ogni Genitore c’è sempre un altro, più antico, Bambino, di un altro genitore. Un lungo e complicato filo generazionale…
La pace interiore è la pace tra il Bambino e il Genitore
Osservando, conoscendo e comprendendo i rapporti tra il proprio Bambino e il proprio Genitore si arriva prima o poi ad una verità semplicissima: tutte le guarigioni interiori si riducono in fondo alla pace tra questi due stati dell’Io. Il Genitore interiore abbraccia e si prende cura del suo Bambino grazie ad un lungo percorso di autoconoscenza e di autoaccettazione.
Tutto ciò con il conseguente rafforzamento del terzo stato dell’Io, l’Adulto. Grazie al ritiro delle interferenze conflittuali tra il Genitore ed il Bambino, l’Adulto conosce anche lui il suo percorso di crescita, passando dai timidi calcoli di efficienza ostacolati da troppe insidie e incertezze, alle vere imprese audaci di gestione multi-direzionale della vita.
L’Adulto dell’individuo consapevole diventa un autentico eroe invisibile, il braccio di ferro della sua personalità. Nel silenzio dei suoi confini morbidi, ma robusti, l’Adulto intraprende qualsiasi avventura con l’efficacia di un meccanismo funzionante, valido e ben collaudato, alimentato dall’energia del Bambino e rafforzato dalla protezione del Genitore.
Note:
(1) Eric Berne, Analisi transazionale e psicoterapia, Casa editrice Astrolabio- Ubaldini Editore, p. 50.
(2) Eric Berne, A che gioco giochiamo, Tascabili Bompiani, p. 29.
(3) Eric Berne, Analisi transazionale e psicoterapia, Casa editrice Astrolabio- Ubaldini Editore, p. 65.
(4) idem.
(5) ibidem.
(6) ivi, p. 52.
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