Ignorare delle informazioni e diverso dall’ignorare la propria interiorità. Non temo la prima quanto l’ignoranza della propria anima.
Si parla molto dell’ignoranza, come se fosse un difetto capitale dell’essere umano. L’accesso ai determinati studi e al benessere materiale sembra dia il titolo per considerare gli ultimi sulla scala sociale odierna non più semplicemente come degli analfabeti, ma addirittura come degli analfabeti funzionali. Disprezzare i propri simili acquista in questo modo una sfumatura ancor più raffinata, più maliziosa.
Non conoscere è uno stato di quiete deliberata, ognuno è libero di esercitarla, così come ognuno può decidere che farsene della propria vita. Non siamo tutti uguali per quanto riguarda le risorse disponibili, le conoscenze vengono ricercate a seconda della curiosità con cui esploravamo il mondo circostante da piccoli. Quando il bisogno di conoscenza è assente, vuol dire che non c’è il supporto necessario per elaborarla, ma soprattutto per godere di essa. Quindi, disprezzare le persone che non sentono la necessità di informarsi, di conoscere di più, lo trovo semplicemente un tentativo di sfogare il proprio senso di inferiorità.
Ignorare se stessi
Non sentire invece il bisogno di sapere di più su di sé significa non sentire la chiamata della propria anima. Gli gnostici distinguevano gli esseri umani tra i pneumatici, gli psichici e gli ilici. Gli ilici sono gli umani con soli istinti animali, privi della capacità di distaccarsi dal proprio corpo e dalle sue necessità primarie. Ci sono in giro un bel po’.
Gli psichici invece possiedono il libero arbitrio, quindi sono parzialmente in contatto con la propria interiorità, nonostante ne vengano a conoscenza solamente attraverso la mente. Il filtro cognitivo di tipo mentale permette l’accesso soltanto agli aspetti superficiali della coscienza, tralasciando qualsiasi possibilità di conoscenza empatica, affettiva. Lo psichico conosce con la mente, con la ragione, con i pensieri, ma non sa nulla del sentire le cose, le persone, i pensieri.
Il dominio del raziocinio fine a se stesso
Nella nostra società gli psichici saranno la maggioranza. Sono in buona parte diplomati e laureati, molto bravi a disbrogliare i fili logici della realtà, consapevoli persino delle necessità affettive, alle quali però non hanno alcun collegamento empatico. Mi fanno ancora molta paura. Ingegneri, fisici, chimici, medici, scienziati, scrittori… Menti brillanti, perfettamente funzionanti, ma cuori chiusi.
Tutti con una specie di arroganza inconsapevole riguardo alla “debolezza emotiva”, che apparterrebbe agli esseri che loro reputano inferiori, perché privi della stessa capacità di distinguere la ragione dallo sfogo emozionale.
Ovviamente ci sono anche molti, ma non abbastanza, che stanno allargando la loro gamma vibrazionale. Ma la maggioranza conosce prevalentemente attraverso la mente e basta.
Conoscere con il cuore
La conoscenza del cuore è una conoscenza empatica, una questione di sintonia vibrazionale. La capacità di collegarsi ai vissuti dell’altro in modo armonico, cioè senza perdere il proprio equilibrio energetico interno, sorge soltanto dalla profonda conoscenza della propria interiorità. Che cos’è l’interiorità esattamente? E’ il mondo dove regna lo stato dell’Io Bambino, unito alla moralità pratica e all’affettuosità del Genitore.
Nel Bambino si trovano i vissuti infantili, le esperienze spiacevoli, le avversità conosciute da piccoli, ma anche da grandi e fragili, le emozioni sane e le emozioni parassitarie, gli alti di gioia e i tanti, troppi bassi. Chi non ha aperto la cantina dei propri ricordi dolorosi non conosce se stesso in modo empatico, ma soltanto mentalmente.
Nel Genitore invece si ritrova la sofferenza del padre preoccupato, della madre addolorata, i valori guida e le norme che spianano la strada dei figli. Il Genitore evoluto spinge l’individuo a dedicarsi non solo a se stesso, ma anche al bene della comunità, equilibrando saggiamente il rapporto tra le necessità individuali e quelle degli altri senza alcuna esclusione.
L’ignoranza dell’anima vuol dire non conoscere il dolore e la gioia
La mente fredda, reduce dal ragionamento limitato dalla paura, scappa dal cuore, perché non lo può reggere. La mente disconnessa dai vissuti è piatta, ignorante sulla bellezza della vita. Con il solo calcolo Adulto, l’individuo non può gestire una vita complessa, impegnativa, fatta soprattutto di squilibri emozionali profondi.
Nell’anima si trovano le sofferenze, le mancanze, ma anche l’amore che le cura. La mente ignorante non conosce proprio questo medicinale miracoloso, che al livello individuale prende le sembianze dell’autostima, dell’ autoefficacia, del coraggio, dell’autoapprezzamento. La mente dell’individuo che ignora la sua anima non sa che le proprie mancanze siano le mancanze di tutti, così come le pienezze del proprio cuore possano riempire i cuori degli altri.
L’ignoranza dell’anima chiude l’accesso ai valori e agli ideali
Un tecnico molto esperto, ma con gli stati dell’Io poco definiti conosce benissimo la tecnologia, ma ignora il suo valore, cioè la tecnologia che fa del bene e quella che fa del male. Perché interiormente è il compito di un Genitore discernere ciò che protegge o meno il suo Bambino.
Dove si ignora la sofferenza, si svalutano i valori relativi ad essa, cioè la dignità di chi non umilia, la bontà di chi non fa soffrire, la prudenza di chi valuta le conseguenze del suo operato sugli altri, la pazienza di chi non mette sotto pressione i suoi simili, la potenza di chi difende la sua gente.
La mente è utilitarista
Il tecnico o lo scienziato espertissimo nei suoi studi, ma ignorante di se stesso, non conosce tutto ciò. Il suo recinto mentale lo confina in un mondo in cui le associazioni cognitive sterili hanno il predominio assoluto. E dove c’è soltanto logorio mentale privo di finalità morali, idealistiche, prevale solo l’utilità materiale. Nel mondo utilitaristico ipertecnologico le mancanze dell’anima vengono disprezzate, perché completamente sconosciute. Troppe variabili incontrollabili, troppe correlazioni temute, perché irrisolvibili.
La mente è materialista
Per quelli che studiano soltanto la materia, la natura è ridotta ad un ammasso di elementi chimici e di fenomeni ripetibili. Alla razionalità sfuggono i fenomeni “para” normali, perché non misurabili, cioè non controllabili. Per chi studia la medicina allopatica il farmaco sistema i difetti del corpo-macchina. Nel mondo dell’intelligenza artificiale il sistema nervoso umano è soltanto un circuito neuronale di impulsi bioelettromagnetici.
Il mondo della “nuova” scienza parte dall’ipotesi dell’ uomo fatto soltanto di carne ed ossa, solo di materia. E la materia è indistruttibile.
Così, La Mente ha il suo Super Uomo. Invalido della sua parte umana.
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