Paura e colpa sono gli unici nemici dell’uomo.
elisabeth kubler-ross
Siamo nati nella cultura della colpa, in cui la mancanza regna come valore esistenziale supremo e detta ogni nostra scelta. Ma allo stesso tempo, siamo nati all’alba di un grande cambiamento sociale, segnato da un vigoroso risveglio della coscienza umana individuale e collettiva, che spazza via irrimediabilmente le nostre paure più profonde. E come primo passo di questa rinascita bisogna iniziare a distinguere: colpa o responsabilità?
In questo intento di rincorarci e di rafforzarci come comunità di esseri sensibili e coscienti, ricorro ovviamente alla meravigliosa analisi transazionale e ai suoi stati dell’Io. La semplicità del loro funzionamento ci indica chiaramente la via verso l’elaborazione benefica del senso di colpa e la sua trasformazione in un maturo senso di responsabilità.
Ricordo come sempre che la maiuscola si riferisce allo stato dell’Io, mentre la minuscola indica il bambino, l’adulto o il genitore reale.
La colpa è del Bambino
Il senso di colpa non è un’emozione primaria, ma si presenta verso i due anni di vita insieme alla vergogna, indicando i primi segni dell’autovalutazione. Il senso di colpa può sembrare inequivoco e definitivo per un bambino piccolo e privo dell’esperienza della vita. In base all’intensità con la quale viene inculcata, la colpa può avere un effetto pesante, a volte mortificante ed irremovibile. Quando il genitore addossa consapevolmente o meno una colpa a suo figlio piccolo, quella colpa può prendere il significato di una condanna certa.
Il bambino non dispone di alcuno strumento per analizzare la validità della sua condanna, e non può nemmeno restituirla al mittente. Per un bambino piccolo dire di no al suo genitore significa rimanere da solo. Non lo può fare in alcun modo. Accetta la colpa e basta.
Il bambino pentito invece, già molto più avanti nello sviluppo, perché in grado di discernere una reale attribuzione della colpa, è un bambino in trappola. Perché il bambino consapevole di aver sbagliato non vede alcuna via di riparazione, almeno che non gli venga indicata dal genitore. È troppo piccolo per conoscere una via d’uscita, non ha sperimentato ancora il perdono, il riscatto, e raramente il genitore, allevato alla stessa scuola della colpa, gli potrebbe fornire questa informazione.
Di fronte ad un genitore intransigente, ma fragile e scaricabarile, ignaro delle infime possibilità del bambino, quest’ultimo soccombe interiormente e seppellisce nel suo cuore uno dei più sconfortanti sentimenti umani.
Il senso di colpa implica l’impotenza, il senso di inferiorità, la disperazione, la rinuncia.
La colpa si auto-alimenta
Con un tale bagaglio messo sulle sue spalle, lungo la vita il Bambino non perderà l’occasione di auto intensificare i suoi sensi di colpa. Le convinzioni di base innescano inevitabilmente il meccanismo dell’autoconferma basato sulle emozioni ricatto e sui giochi, generando l’inversione della crescita e il ritorno ripetitivo alla colpa originaria.
Ogniqualvolta l’individuo intraprenderà un’azione infelice, sulla pila traballante dei vecchi rimorsi si aggiungerà un altro, e un altro ancora. I nuovi sensi di colpa si accumuleranno sulle remote colpe, sulle ennesime vergogne, saldando ancor di più l’infernale circuito auto generante della colpa. Una volta entrato in questo avvilente loop, l’individuo difficilmente riuscirà a liberarsi e a tramutare la sua colpa nella dovuta responsabilità.
Perché le persone non cambiano?
Non tanto perché non lo vorrebbero, ma perché non sanno come farlo. Spesso togliersi di dosso dei pesi è una questione di know-how. Come si fa a sbarazzarsi dell’odioso e dell’inconfessabile senso di essere non ok? Per fare ciò ci sono due opzioni che richiedono una grande forza interiore, dell’esperienza di vita e la capacità di discernimento. Queste opzioni non si escludono a vicenda e sono l’auto perdono e la redistribuzione delle colpe.
Chi non ha mai sperimentato il perdono da piccolo, difficilmente riuscirà a farlo da grande. L’auto perdono è un’esperienza liberatoria straordinaria, offre al condannato una prospettiva diversa dei suoi pesi sulle spalle, che possono essere tranquillamente abbandonati in cambio della presa di coscienza e dell’impegno di riparazione.
La colpa ereditaria
E il più delle volte quei pesi non gli appartengono nemmeno, ma provengono da una lunga tradizione famigliare di autoflagellazioni e di autosabotaggi.
Perché io, il Signore, sono il tuo Dio, un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano.
esodo 20, 5
Nelle famiglie sane e felici il dono della vita si trasmette puro, privo dei pesi ereditari provenienti dagli irresponsabili avi, perché ogni generazione si assume la sua parte di responsabilità per gli atti commessi ed esercita continuamente il perdono verso di sé e verso gli altri.
In questo modo l’amore è libero di fluire in entrambi i sensi lungo l’albero genealogico, rendendo l’eredità dei giovani sempre più consistente e consolidando il legame filogenetico che mantiene l’intera famiglia in una rete che dona forza e sicurezza ad ogni suo singolo membro.
Il senso di colpa lega la vittima al suo carnefice
L’ auto perdono non è un atto automatico. Ha bisogno di risorse, di una valida motivazione e di un insegnante. Il Bambino abituato a addossarsi le colpe non sarà facilmente convinto a rinunciarci. L’auto flagellazione conferisce la soddisfazione segreta di sentirsi una vittima e alimenta in modo subdolo un rancore con cui ci si abitua a convivere. Questo inconfessabile rancore colloca la vittima ad un livello di superiorità rispetto al suo carnefice e, di conseguenza, sostituirà l’amore come fonte naturale di energia interiore.
Il senso di superiorità dona energia e sicurezza ad un bambino che non ha potuto scegliere, ed è la principale caratteristica del rapporto tra i ruoli del triangolo drammatico. In tutti noi ci sarà da qualche parte in fondo all’anima una Vittima nascosta, crocefissa da qualche impietoso Persecutore. Un martire-Bambino sacrificato in nome di un amore frainteso e in attesa del magnifico Salvatore.
Il senso del martirio, ancor più profondo del senso di colpa, rende il Bambino l’eroe della sua esistenza e alimenta un vano orgoglio, portatore di distruzione e di morte.
Un presente appagante spinge a desiderare un futuro migliore
Quando il peso degli innumerevoli sensi di colpa supera l’infida soddisfazione del vittimismo, vuol dire che sta per essere raggiunta la soglia del cambiamento. In quel momento la direzione futura sarà influenzata da un altro fattore significativo: la soddisfazione generata dalle esperienze presenti.
Le varie esperienze di vita ci rendono a volte più consapevoli delle proprie capacità e risorse, tanto da iniziare ad amare il presente per voler continuare la costruzione di un futuro ancor più appagante. L’autoefficacia e l’introiezione di nuovi valori interiori spinge a essere più fiduciosi in se stessi e più propensi a darsi da fare per conquistare il mondo.
Per l’individuo consapevole delle proprie capacità e valori, rafforzato dal suo Genitore interiore più ammorbidito dal confronto con la vita, il solito mortificante modo di reagire di fronte a eventuali errori diventa troppo pesante e quasi insopportabile. Soltanto allora il Bambino è pronto a rinunciare al senso di colpa per sostituirlo con un sano senso di responsabilità, che richiede la riparazione e l’auto perdono.
Quando l’orgoglio infantile perde, l’essere che ama la vita vince
L’Adulto liberato dai morsi terrificanti della colpa infantile diventa capace di prendersi le responsabilità, perché consapevole di avere le risorse necessarie per intraprendere la via della riparazione. L’aumento dell’autostima e la maggiore consapevolezza su ciò che si è spingono l’individuo a non accogliere più senza discernimento tutto ciò di cui viene o si sente incriminato.
Più attento e selettivo, prima di decidere il senso delle sue azioni, l’Adulto effettua l’analisi e la distribuzione delle parti di responsabilità verso gli altri. Il Bambino viene alleggerito dal carico di colpe, grazie al nuovo Genitore interiore oramai ripulito delle vecchie ingiunzioni penalizzanti e reinvestito dai suoi naturali compiti di protezione, cura e affettuosità.
Con i tre stati dell’Io equilibrati e rinvigoriti, l’individuo passa alla conquista della sua quotidianità e, con un successo dopo l’altro, consolida la nuova abitudine alla presa di responsabilità e all’agire consapevole.
Bambino colpevole e passivo, Adulto responsabile e attivo
La differenza tra colpa e responsabilità non è solo una questione cronologica. Non sempre è possibile riparare i danni di cui ci si rende conto troppo tardi. La soluzione per salvarsi dalle rimuginazioni, dai rimorsi, dal declino dell’autostima? Dedicarsi alla riparazione indiretta, offrendo il proprio aiuto disinteressato agli altri nella speranza che il miglioramento della loro situazione sia di conforto per l’onesta anima in pena.
La via dell’azione è sempre quella giusta, scegliere di rimediare indirettamente degli errori passati agendo al beneficio di coloro che ci sono intorno qui e ora è un’ottima espiazione. Oppure si può benissimo iniziare un progetto che avrà delle conseguenze positive per le generazioni future. I modi per riparare un danno sono infiniti, basta scegliere di perdonarsi e gli orizzonti si apriranno improvvisamente.
Il vero amore nasce dalla conoscenza, e non da un senso di dovere o di colpa.
alan watts
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