Partiamo come sempre dalla solita domanda: chi sono Io? Questa volta cerco di rispondere parlando del Sé Integrale, idealmente il fine ultimo di un cammino lungo una vita, durante il quale l’uomo dovrebbe assumere, consumare e poi far disperdere la propria identità.
L’ignoranza di sé
La confusione sociale e l’inversione dei valori umani, ormai evidenti negli ultimi anni, non sono altro che la conseguenza dell’indifferenza con la quale l’uomo abbia trattato sé stesso e la conoscenza di sé. Nonostante la psicologia dell’Io e del Sé abbiano chiarito molto gli aspetti problematici dell’individualità umana, queste conoscenze non sono state diffuse ampiamente e tuttora vengono completamente ignorate dall’educazione, precludendo così all’uomo la possibilità di poter gestire in autonomia se stesso.
Nel millennio della tecnologia digitale e dei così detti viaggi interplanetari, l’uomo non insegna ai suoi figli la conoscenza del Sé, perché non sa minimamente chi egli sia.
La conoscenza di sé è solo una sfera dell’immensa esperienza che l’uomo fa all’interno della natura, forse la più importante, ma viene costantemente ridotta dalla virtualità sempre più diffusa con la quale l’uomo nega, rifiuta e distrugge l’ambiente in cui vive. Così come una cellula cancerogena porta alla morte sé stessa e l’intero organismo, allo stesso modo l’ignoranza di sé porterà l’uomo all’estinzione.
Conosci te stesso e conoscerai il mondo
La mia passione non è tanto la psicologia, quanto la psicologia del benessere, praticata però non per infondere in modo indifferenziato l’ottimismo e la positività, ma per raggiungere la stabilità data da una profonda comprensione di sé stessi. Il benessere non è uno stato temporaneo di serenità dovuta alle circostanze e all’umore, ma una conseguenza dell’equilibrio consapevole ed attivo tra il sé e gli altri.
La conoscenza del Sé però non è possibile senza l’approfondimento della sua evoluzione, dei suoi diversi livelli di sviluppo e delle apposite sfere di genesi interazionale. Senza la distinzione tra questi livelli, la psicologia rischia di essere confusa con il counselling, e la psicoterapia con l’esorcismo.
Mi riferirò a due autori significativi che hanno contribuito a differenziare le qualità specifiche del sé in base al tipo e al livello di esperienza evolutiva: Ken Wilber e il grande Roberto Assagioli. Inizio qui con il primo, mentre scriverò altrove della Psicosintesi.
I livelli del Sé
Ken Wilber nel suo libro Coscienza, spirito, psicologia e terapia, si fa ispirare in primis da Ramana Maharshi per quanto riguarda le tappe identificative, e distingue tra i diversi livelli di sviluppo del Sé. Come un navigatore tra le onde della vita, il Sé sperimenta il processo di identificazione con lo stadio attuale di sviluppo – la formazione dell’Io soggetto – e di disidentificazione da esso nello stadio successivo – la formazione del Me oggetto. Dell’Io e del Me abbiamo già parlato anche qui, il momento in cui l’Io si distacca e diventa un oggetto da studiare segna l’inizio della prossima identificazione con il prossimo livello di sé.
In questo modo la nave del Sé attraversa e supera l’identificazione con il corpo – la formazione del Sé corporeo, con le emozioni – la formazione del Sé emozionale – e poi con i pensieri – la formazione del Sé mentale – ampliando la prospettiva su di sé e integrando i diversi aspetti in uno sviluppo olistico.
Navigare sulle onde del Grande Nido dell’essere
Il sé percorre le onde base del Grande Nido utilizzando la sua capacità di identificarsi con ogni onda e di navigarla fino alla fine. Ha la capacità di identificarsi profondamente con ogni livello di coscienza e conoscerlo a fondo per poi disidentificarsi da esso e integrarlo, e poi passare alla più ampia sfera successiva con cui di nuovo si identificherà, e così via fino al completamento delle sue potenzialità di crescita.
Ovviamente questi passaggi non sono mai completi e definitivi, come d’altronde tutti i livelli di coscienza evolutivi. Con una buona dose di sincerità riflessiva, ognuno può analizzare il proprio soliloquio interiore per consapevolizzare che cosa consideri come essere Io e che cosa abbia scelto come essere Me.
Il palestrato maniacale, ad esempio, potrebbe avere ancora una forte identificazione con i suoi bicipiti, mentre l’intellettuale fiero della sua prestazione cognitiva potrebbe essere convinto di essere un puro concentrato dei suoi ragionamenti razionali. L’identificazione sensoriale o emozionale si riconosce invece nei personaggi che amano definirsi “carnali”, nei lussuriosi o nei tipi passionali, convinti che l’identità non sia altro che un sentire dei sensi o più raffinato, dei sentimenti. Ma tutto ciò rimane comunque estremamente riduttivo e superficiale rispetto alla complessità dei processi che avvengono interiormente.
Navigando dall’Ego isolato al Sé Integrale
In questo viaggio di ampliamento identitario si parte dal sé separato, il soggetto interno avvolto dalla paura e dall’ostilità difensiva, fino al vero Sé dello spirito radiante di cui i mistici dicono che sia la pura Coscienza o il puro Vuoto, il Testimone assoluto.
C’è da dire però che “ogni volta che il sé si identifica con un particolare livello di coscienza sperimenta la perdita di quel livello come una morte, perché identifica la sua stessa esistenza con quel livello… L’unica ragione per cui il sé accetta la morte di un dato livello è che la vita del livello successivo è ancora più allettante e più soddisfacente. Il sé si disidentifica (emerge) quindi dal suo livello attuale, “muore” alla particolare identità di quel livello e si identifica (abbraccia, si immerge) nella vita del livello successivo, per poi accettare anche la morte di quest’ultimo.”
Quindi il Sé muore varie volte nel suo lungo navigare tra le onde del grande Fiume della Vita, espandendo la sua identità attraversando prima l’onda egocentrica, poi quella socio-centrica, mondo-centrica per arrivare all’onda geocentrica, passando dalla materia, all’Es, all’Io e poi a Dio.
Questa identificazione vista come una navigazione tra i vari livelli non è altro che una delle funzioni essenziali del Sé, accanto alla volontà, alle difese, alla metabolizzazione e l’integrazione. Il sé navigatore ha il compito di tenere in equilibrio tutti gli elementi che incontra nel suo straordinario viaggio dal subconscio al conscio e al super conscio. Ma nonostante ciò, il Sé impara a rinunciare a se stesso ogniqualvolta debba affrontare una sua nuova dimensione, trasformando ciò che al livello inferiore possa apparire come una morte, in una rinascita ad un universo sempre più ampio e più complesso.
Morire mille volte fino al centro di gravità permanente
Ogni volta che il centro di gravità del sé orbita attorno a un nuovo livello di coscienza assume ovviamente una nuova e diversa visione della vita. Poiché ogni livello base del Grande Nido presenta una diversa struttura, ad ogni livello il sé vede un mondo diverso: incontra nuove paure, affronta nuovi problemi e si pone nuovi obiettivi; sviluppa un nuovo insieme di bisogni, nuove morali e un nuovo senso di sé stesso.
Più che della psicologia del benessere, Wilber parla della psicologia dell’essere maturo, vista come un processo a spirale, in cui i vecchi sistemi di percezione e di azione vengono sostituiti gradualmente insieme all’ampliamento dell’esperienza lungo la navigazione della vita.
Ma, a differenza di Wilber che si riferisce ad Erikson parlando dell’integrazione tra la mente “umana” e il corpo “animale”, preferisco invece la visione fenomenologica. Per un eccezionale Merleau-Ponty l’unità armonica tra il corpo e la mente non è una somma di parti distinte che conserva comunque la differenza tra l’animale e l’umano, ma un ritorno, questa volta in piena consapevolezza, allo stato originario di unità indifferenziata, in cui la mente sente e pulsa, mentre il corpo pensa e ricorda.
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