Nell’Occidente iper razionale la via della devozione sarà l’ultima via da percorre per chi cerca sé stesso e la propria natura spirituale. Nell’ortodossia orientale però questo cammino è il più battuto, e devo dire con orgoglio che i giovani ortodossi scelgono con sempre più naturalezza di dedicarsi anima e corpo alla trascendenza.
Padre Nostro, che sei nei cieli …
La devozione si lega intimamente alla genitorialità interiore ed esprime la forza dei sentimenti nutriti per un genitore proiettato all’esterno. Un genitore che può essere idealizzato o meno. Nel primo caso dell’idealizzazione si potrebbe trattare della fuga dal genitore imperfetto, una fuga che spinge l’individuo a costruire nella mente l’immagine del suo Genitore ideale completamente opposto alla realtà imperfetta, dolorosa.
Qui la devozione diventa appariscenza, spiritualismo ostentato, giudizio implicito per chi non la esercita. Le chiese pullulano di Bambini delusi dai loro genitori, zelanti devoti che reprimono le insoddisfazioni genitoriali in un’adorazione religiosa esibita con grande pathos e poco cuore.
La devozione autentica è quella sincera, che parte dall’esperienza reale di un padre affettuoso e autorevole. Sono pochi i fortunati. Niente di più facile e di più benefico adorare un padre esterno simile al padre realmente vissuto.
La devozione nata dal dolore
Altrettanto autentica è la devozione di chi, nonostante l’esperienza oscura di un padre imperfetto, sceglie di esternare un padre autenticamente buono e protettivo. Una scelta molto rara e difficile, nata dopo un serio lavoro interiore e dopo l’elaborazione dei propri pensieri più profondi. Perché un’infanzia con un padre imperfetto genera solitamente schemi di pensiero basati sulla gerarchia, sulla potenza e sull’autorità. In una mente strutturata sull’asse debole – forte, inferiore – superiore, piccolo – grande, non c’è posto per l’autoconcessione e per l’accoglimento dell’Altro.
La fede resta un concetto sterile e incompreso per molto tempo, mentre l’ostilità di fondo oscura ogni probabilità di intravvedere un reale amore incondizionato all’esterno. Affidarsi diventa possibile soltanto quando la lotta tra il debole ed il potente cessa a favore della parità rispettosa delle forze, quando l’autostima e l’autoefficacia rendono l’individuo pronto per affrontare l’autorità da una posizione di uguaglianza. In quel momento l’idea dell’Autorità benevola e accogliente invade la mente impaurita diffondendo nella vita quel benessere che soltanto il senso della protezione e del profondo amore possano mai dare.
Dalla devozione all’unione
C’è ancora un passo sulla via della devozione: dal Padre proiettato al Padre introiettato. Non ha importanza l’ordine esatta in cui i due si succedono, resta certo che la loro unione conferiscono un mondo migliore, quel regno tanto sognato in cui la realtà dell’esperienza non fa più paura.
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