Scrivere sulla relazione di coppia è molto difficile. Perché in questo ambito le regole non sono mai precise, anzi, non funzionano quasi mai. La relazione d’amore è un vortice organico e vibrante di forze incontrollabili, in cui i due Bambini coinvolti fanno venir fuori la loro vera natura.
Tutto ciò che viene represso normalmente nella vita quotidiana, che solitamente viene dominata dal mondo controllato dell’Adulto, nella relazione di coppia perde ogni contegno. L’innamoramento, se abbastanza felice, porta all’accoppiamento definitivo, con tanto di matrimonio in chiesa, ristorante e viaggio di nozze. E poi? Già, mi faccio la stessa domanda di Berne, e poi? E poi si scatena l’inferno, solitamente dopo un periodo di tranquillità coniugale in cui viene alla luce la prole.
La relazione di coppia come strumento di soddisfazione dei bisogni
Spesso ci si innamora di specifiche caratteristiche che vediamo nell’altro e di cui abbiamo assolutamente bisogno. In questo modo la relazione si fonderà su quel bisogno e non sull’amore autentico, che solitamente resta lontano fino ad un consolidamento affidabile dell’Io. Ma fino ad allora, il bisogno va elaborato, o meglio soddisfatto con l’aiuto dell’altro, di cui si dipende in maniera diversa a seconda della forza interiore che uno ha e della presenza di altre alternative per colmare quel bisogno.
Il classico vuole che una ragazza rigida, calcolatrice, laboriosa si innamori dell’allegro fannullone poco serio, volubile, ammagliante. Oppure che il ragazzo timido, ancora sotto la sottana della mamma, possa perdere la testa per l’affascinante donzella indipendente, ribelle, giocosa e poco responsabile. Gli opposti si attraggono e come, la loro relazione è l’occasione unica di potersi completare individualmente traendo dall’altro la caratteristica mancante.
Finché non arrivano gli anni in cui quell’attrazione irresistibile svanisce piano piano, insieme alla scomparsa del bisogno tanto agognato. La ragazza paurosa e impacciata si rimbocca le maniche e inizia a trovare piacere nel cavarsela da sola, rinunciando a chiedere sempre l’aiuto del suo compagno tutto fare. Oppure l’imponente uomo d’affari, potente e sicuro di sé, inizia ad annoiarsi della sua donzella svampita e superficiale, ma grande adulatrice della sua potenza maschile, sorprendendosi di sognare una donna altrettanto impegnata e per niente interessata alla sua potenza.
La coppia scoppia
In quel momento si fanno i conti pesantemente. Si ha davanti una persona completamente diversa da ciò che quel bisogno iniziale ci illude. Finalmente ognuno diventa autentico davanti all’altro, ma senza quel bisogno difficilmente gli altri tratti del carattere possano restare altrettanto attraenti. La vera relazione amorosa nasce dalle ceneri delle illusioni d’amore. Di fronte al nuovo partner, quello autentico, si è costretti a fare la scelta reale di amare l’altro così com’è. Sono poche le relazioni che resistono a questa prova.
Nonostante se ne parli tanto, l’amore autentico è quasi inesistente in giro. La maggioranza delle coppie sviluppano una relazione basata sullo scambio di benefici derivanti dall’accoppiamento, compresi soprattutto quelli di tipo economico. Senza che questo dare e avere abbia qualcosa di condannabile, anzi. Siamo tutti dei Bambini bisognosi, e l’epoca dei supereroi non è arrivata ancora. L’amore vero arriva in seguito alla scelta consapevole, quando si decide che dare all’altro è più gratificante dell’avere.
Prima di mettere però le basi consapevoli della relazione autentica, i due partner rimasti privi delle fette di prosciutto sugli occhi devono attraversare l’inferno del proprio vuoto interiore. Una volta andato via l’inganno, inizia la proiezione sull’altro dei più profondi incubi infantili: si detesta nell’altro ciò di cui si è sofferto nell’infanzia. Più difficile è stata l’infanzia, maggiori saranno le proiezioni.
Insieme nel bene, ma soprattutto nel male
È il periodo del “non ti sopporto più”. La comunicazione fa acqua da tutte le parti, perché ognuno resta ingabbiato nella propria bolla di vissuti e di credenze, svalutando ciò che l’altro comunica veramente. Un classico di questa tappa: i litigi infiniti senza mai una risoluzione costruttiva. Lui parla di ciò che crede di non tollerare in lei, e lei si lamenta di ciò che crede che sia lui. Due ciechi. Più rabbia si trova alla fonte di queste proiezioni, meno possibilità avrà quella relazione.
Qualcuno va in terapia di coppia. Funziona soltanto per chi vuole diventare consapevole dei giri di boa della propria mente, ma non per la salvaguardia della relazione. Perché non è il terapista che deve scegliere poi se continuare o meno, una volta svelato l’arcano. Il beneficio più grande della terapia? Una volta sciolta la matassa, se si decide di separarsi non ci sarà più il rischio di innamorarsi della stessa tipologia di persona. Mica poco.
I più fortunati superano il periodo di burrasca grazie alla decisione di darsi una calmata e di iniziare ad accettare l’altro così com’è. Un’accettazione che il più delle volte viene fraintesa con il silenzio della repressione. Quel silenzio tipico delle coppie affondate nella routine e con un affiatamento mieloso, dietro il quale non vorresti mai sapere quali pensieri si nascondino. Solo le corna possono salvare dalla noia questa “bellissima coppia”, come viene spesso definita.
E c’è chi intraprende disperatamente la strada dell’accettazione autentica. Ma qui inizia un’altra storia.
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