Comprendere chi siamo, che cos’è l’Io e come avviene la formazione della nostra coscienza sono dei punti fondamentali del percorso di autoconoscenza. Partendo dalla cellula dell’Io cosciente possiamo poi proseguire alla ricerca dell’intero organismo dell’Universo.
Le scienze psicologiche attuali sono in possesso di informazioni rilevanti non solo per rendere le terapie più efficaci, ma anche per permettere a tutti noi di costruirci un quadro illuminante su ciò che gli insegnamenti religiosi diffondono da secoli: l’Io e il Sé Superiore.
E siccome siamo noi i creatori della nostra realtà, l’unico problema è la comprensione individuale dei significati, la propria lettura così bucherellata e mancante di ciò che ci circonda con la vista oscurata dalle eredità che tutti abbiamo sulle spalle. Mi rendo conto che ad un certo punto, i miei articoli possono mettere a dura prova la pazienza del lettore, ma vi assicuro che lo sforzo vale davvero la pena.
Chi sono veramente?
Si tratta di un territorio vastissimo e difficile da esplorare, ma tutto viene reso più semplice ricordandoci del grande Ramana Maharshi e dei suoi insegnamenti, racchiusi in un piccolissimo libretto intitolato: Chi sono Io. Per poterlo leggere e comprendere insieme, abbiamo bisogno di sapere prima che cos’è l’Io e come si forma la coscienza che lo costituisce.
Per iniziare questo cammino partirò di nuovo da Freud e dalla sua teoria sulla cellula dell’Io e sulla formazione della coscienza.
Il sistema Percezione – Coscienza
La coscienza è la superficie dell’apparato psichico ed è in stretto collegamento con il sistema percettivo esterno. Soltanto le percezioni raggiungono la coscienza. Le percezioni sensoriali ci raggiungono dall’esterno, mentre le altre sensazioni e i sentimenti interni sono elaborati attraverso i processi di pensiero e penetrano nella coscienza come se fossero delle percezioni esterne.
Come arriva il contenuto inconscio della psiche alla superficie cosciente? Come si forma il pensiero? Attraverso il collegamento del contenuto inconscio alle rappresentazioni verbali e visive, che sono dei residui mnestici, cioè delle vecchie percezioni conservate nella memoria come ricordi.
I ponti verso la coscienza: le immagini e le parole
Oltre le rappresentazioni verbali, che utilizzano come canale sensoriale l’apparato uditivo, abbiamo soprattutto il pensiero visivo. Il pensare per immagini, considerando i sogni e le fantasie, è un’elaborazione più primitiva dell’inconscio rispetto alla parola, la quale risulta più recente nello sviluppo della coscienza.
Le rappresentazioni verbali sono dunque il veicolo più recente e più usato dai contenuti inconsci che salgono verso la coscienza. Siccome il linguaggio è molto complesso, innato (secondo Chomsky) o meno, il suo veicolo permette una bella fermata di riassestamento nella stanza d’attesa del preconscio.
Le percezioni sensoriali dirette non hanno bisogno di ponti
Le percezioni sensoriali invece non sono delle rappresentazioni, cioè non hanno bisogno di un veicolo rappresentativo visivo o uditivo o altro per raggiungere la coscienza. Quanto ci vuole ad un quasi impercettibile odore per riempirci di ricordi?
Le sensazioni corporee penetrano direttamente la coscienza grazie all’intensità della carica energetica, codificata nel corpo come tensione, quindi dispiacere, oppure rilassamento, codificato dal corpo come piacere. Quindi, per quanto riguarda i sensi immediati (tattili, olfattivi, gustativi e cinestesici) niente stanza d’attesa, cioè niente preconscio.
La cellula dell’Io e la sua polarizzazione
Le sensazioni intese come trasmissione di informazioni ricordano molto il funzionamento del potenziale di azione delle cellule nervose. Come ogni fenomeno elettrico, il potenziale di azione, cioè di energia, viene generato dalla differenza di potenziale tra due punti nello spazio o, nel caso della membrana cellulare, tra l’ambiente esterno e l’ambiente interno.
Lo scambio intercellulare e l’innesco dell’impulso elettrico avviene quando uno stimolo provoca l’aumento della differenza di potenziale, cioè quando la polarizzazione degli ambienti esterni e interni alla membrana della cellula supera il potenziale di riposo e sale al determinato valore (-55 mV).
La dualità è il motore della vita
Quindi senza una polarizzazione, cioè senza una differenziazione delle cariche, non c’è la reazione. Analogamente, le sensazioni raggiungono la superficie della coscienza* nel momento in cui la differenza di potenziale, cioè la tensione provocata dal picco di polarizzazione interna sale ad un determinato valore soglia di resistenza.
Ricordiamoci che, come ben notava Freud, la tensione provoca ciò che l’elaborazione psichica suol chiamare dispiacere, mentre la scarica della tensione, in seguito al deposito millenario di tracce mnestiche o ricordi di altre innumerevole scariche, acquista l’attributo di piacere.
Quando uno stimolo diventa una percezione che tocca la coscienza?
La differenza di potenziale elettrico si tradurrebbe psichicamente nella tensione provocata dallo stimolo, che aumentando in intensità diventa sempre più spiacevole. Perché lo stimolo diventi una percezione cosciente deve raggiungere una determinata soglia di sopportazione o di resistenza, corrispondente nella nostra analogia alla soglia di -55 mV necessaria affinché scatti il potenziale di azione.
Oltre questa soglia la percezione viene inserita all’interno della coscienza. Le nostre prime percezioni provenivano dai nostri primi dati sensoriali assimilati, cioè quelli corporei. Per questo motivo l’Io corporeo, visto anche come una membrana, rappresenta il primo e il più robusto contenitore della nostra coscienza**.
Il serbatoio degli automatismi funzionali
Da menzionare che il nostro apparato psichico funziona in base alla legge del minimo sforzo, quindi ci saranno tantissime percezioni ripetitive che, una volta penetrate nel campo cosciente, ad un certo punto scivolano di nuovo nell’inconscio, secondo Freud.
Secondo me scivolano invece in uno spazio più vicino e più a portata di mano, tipo in un cloud di archiviazione, in cui si trovano, insieme a tutti gli automatismi funzionali, anche le attività inconsce controllate dal sistema nervoso parasimpatico. Lo yoga, per esempio, arriva ad utilizzare proprio questo archivio per controllare le funzioni respiratorie e il battito cardiaco.
La membrana della cellula dell’Io
Freud utilizzo l’analogia della vescichetta cellulare protetta dalla sua membrana per descrivere lo scudo di protezione della coscienza. Abbiamo individuato la soglia di resistenza oltre la quale le cariche-scariche troppo intense penetrano nella coscienza come percezioni. C’è un’altra soglia invece, più elevata, oltre la quale la coscienza espelle automaticamente le percezioni troppo intense per proteggere la sua integrità.
Il tetto massimo di coscienza, oltre il quale il dolore rischia di compromettere l’integrità dell’Io cosciente potrebbe essere il famoso scudo della madre cabalistico, formato filogeneticamente in seguito al deposito di innumerevoli altri scudi spezzati lungo il processo evolutivo***?
Questo intervallo tra la soglia di ingresso e lo scudo protettivo rappresenta lo spazio di possibilità evolutiva della coscienza. Il minimo segnala il punto oltre il quale l’intensità della percezione diventa informazione penetrando e allargando la coscienza anche sotto forma di piacere o dolore. Il massimo invece espelle l’intensità che urta lo scudo protettivo non sufficientemente elastico del contenitore cosciente.
Che senso ha tutto ciò?
Ci fa capire che il mondo circostante per entrare dentro di noi ha bisogno di urtare la nostra attenzione. Può bussare lentamente con piccole scosse o può irrompere energicamente la tranquillità del nostro Io. Soltanto gli stimoli in grado di provocare una tensione sufficiente possono entrare nel nostro campo percettivo, e soltanto la loro capacità polarizzante provoca la tensione in grado di scuotere la coscienza.
… le sensazioni di dispiacere presentano questo elemento propulsivo in grado elevatissimo. Spingono al cambiamento, alla scarica, perciò interpretiamo il dispiacere come un’accentuazione, il piacere come una riduzione dell’investimento energetico.
S. Freud, L’Io e l’es, 1922, p. 33
La polarità della coscienza: Io sono ok
Tratteniamo nella coscienza polarizzata positivamente soltanto i contenuti benefici, utili per rafforzare e sviluppare la nostra identità, respingendo ciò che urta con il nostro concetto di sé, in quanto incapaci di reggere la tensione creata. L’espansione del contenitore coscienziale avviene qualora la membrana della nostra essenza diventi sempre più robusta e più elastica. Tanto si possono far entrare i contenuti più contrastanti, che apportano alla coscienza un dinamismo crescente e vitale.
Quindi il dualismo è funzionale e ci indica che viviamo in un universo di continua contrapposizione. Il problema non è il dualismo, ma l’intensità di polarizzazione, l’estremizzazione delle particelle, della sostanza o delle qualità. Una polarizzazione intensa fa esercitare sulla coscienza una tensione che oltre i limiti viene respinta grazie allo scudo protettivo.
Eppure nulla si perde, tutto si trasforma. Quindi questa tensione energetica dove potrebbe finire? Le possibilità sono due: indietro nell’inconscio o, in caso di urti importanti, nel corpo fisico. Ma questo è un altro argomento.
Note:
** forse questa analogia ha contribuito erroneamente alla nota ormai collocazione della coscienza sulla superficie dell’organo centrale del sistema nervoso, il cervello; associazione sottolineata da Freud nell’ Al di là del principio del piacere, 1920, e che illustra anche il modo in cui avviene la formazione dell’Io corporeo.
** Una coscienza non molto ampia, tenendo conto che le frequenze udibili sono tra 20 Hz e 20000 Hz, lo spettro visibile si aggira tra 430 Hz e 770 THz e le temperature interne sopportate dal corpo umano sono tra 24° e 42°.
*** Sigmund Freud, Al di là del principio del piacere, 1920, cap. 4.
Commenti