In questo momento il termine del qui ed ora mi sembra ampiamente abusato, il new age ne ha fatto uno scempio. Eppure la chiave della felicità si concentra proprio in questo concetto. Quindi tratterò comunque l’argomento, ma sotto un punto di vista fenomenologico per richiamare l’attenzione sulla vera filosofia che si trova alla base di tutte le scienze, quella che secondo Maurice Merleau-Ponty ha il ruolo di reimparare a vedere il mondo.
Ma prima soffermiamoci sul punto di vista analitico transazionale
Il qui ed ora nell’analisi transazionale è la dimensione temporale dello stato dell’Io dell’Adulto. Non più le interferenze del passato irrisolto sorte da un Bambino ferito, niente improbabili prospettive future imposte da un Genitore insoddisfatto. Nel presente dell’Adulto ok le emozioni fluiscono naturalmente seguendo il corso degli eventi, mentre i pensieri rimangono connessi alla contestualità e alla dinamicità dell’azione in corso.
Secondo Moiso e Novellino, la funzione operativa dell’Adulto riguarda l’elaborazione logica dei dati, ma questo non giustifica la stupida visione superficiale che vede l’Adulto come un robottino esemplare capace di eseguire i suoi compiti. Devo dire che mi sta venendo l’allergia ai meccanismi cibernetici ultimamente.
Ma come vivere effettivamente nel qui ed ora?
La fenomenologia di Merleau-Ponty ha una risposta semplice e riguarda il nostro modo di concepire il tempo: il tempo non è un processo reale, ma un costrutto mentale della successione registrata degli eventi. Nel nostro rapporto diretto con le cose e con il mondo, il tempo non può essere che presente, la metafora del fiume che scorre come il tempo non corrisponde affatto alla realtà. E questo perché il nostro corpo non conserva le tracce mnemoniche, ma ha solo il compito di assicurare la realizzazione intuitiva delle intenzioni della coscienza e basta. È dunque la coscienza che si basa sui ricordi conservati nel passato, non il corpo, ed ogni percezione passata che viene re-attualizzata resta comunque nel presente.
Allo stesso modo per quanto riguarda il futuro, che non può essere messo in atto senza uno spostamento dell’osservatore dal presente al futuro, uno spostamento proiettivo basato comunque sulle conoscenze pregresse. Quindi, ci rappresentiamo il futuro in base ad un passato già vissuto. Risulta dunque che il tempo è solo la conseguenza del nostro vivere nella coscienza e non nel corpo. È la coscienza o la mente che dispiega e costituisce il tempo, non il corpo.
In realtà, il soggetto immerso nell’esperienza non vive nemmeno in un presente, ma in una dimensione atemporale, in una specie di eternità che si trova nel cuore dell’esperienza completamente slegata dalla scansione dei passaggi temporali.
Vivere nella presenza vuol dire vivere fuori dal tempo
Dunque, a differenza degli altri operatori del benessere psichico, mi spingo oltre e vado a collocare il qui ed ora non nel solito presento, ma nel tempo fenomenologico, che non è più lineare, ma rappresenta una rete di intenzionalità in cui ciò che conta non è la successione dei passaggi, ma la direzione imposta dalla volontà dell’individuo.
Nel qui ed ora fenomenologico l’individuo che vive ha la posizione centrale, mentre il tempo scorre al di fuori della sua esperienza, come un paesaggio che corre lungo il finestrino del treno. Il qui ed ora in questo senso diventa la pienezza atemporale dell’essere in sé, in cui l’individuo trasforma la serie sviluppata dei presenti in una pulsione verso un avvenire.
Noi siamo il sorgere del tempo, siamo noi che diamo il senso del trascorrere degli eventi in una struttura unica fatta di presenze successive in cui l’Io situato viene immerso. Il tempo è solo un concetto astratto, irreale, risultato dall’elaborazione mentale dei vissuti. In questo senso, il tempo diventa solo un contesto, un’espressione della pulsione della “temporalizzazione”, cioè della tendenza di dare un tempo agli eventi per avere un’immagine scorrevole e ordinata della vita frenetica, incontrollabile e, per questo motivo, incomprensibile.
Vivere nel qui ed ora risulta quindi un vivere nella più totale spensieratezza, farsi trascinare dal flusso dell’esperienza studiato da Mihály Csíkszentmihályi, in cui avviene questa distorsione temporale per cui si perde la cognizione del tempo.
Quando lo sforzo compulsivo di allontanarsi dall’Adesso viene meno, la gioia dell’Essere fluisce in ogni cosa che fate. Nel momento in cui la vostra attenzione si rivolge all’Adesso, avvertite una presenza, una tranquillità, una pace. Non dipendete più dal futuro per trovare appagamento e soddisfazione, non guardate più al futuro per trovare la salvezza. Pertanto non siete attaccati ai risultati. Né il fallimento né il successo hanno il potere di modificare il vostro stato interiore dell’Essere. Avete trovato la vita dietro la vostra situazione di vita.
Il potere di adesso – Eckhart Tolle