Prima di partire, devi sapere che l’autoconoscenza non è per tutti. C’è una predisposizione innata alla ricerca di sé, c’è chi parla della chiamata della coscienza. Per me invece si tratta piuttosto della sensibilità, è la sensibilità che ti spinge a seguire questo percorso. Non lo dico per accarezzare il tuo ego e sentirti stupidamente superiore agli altri, ma per farti comprendere già che questa sensibilità sarà il più importante valore che devi iniziare a riconoscerti.
Cosa devi sapere prima di tutto
L’autoconoscenza non vuol dire autoterapia, nonostante conoscersi risolva molti conflitti interiori, sciolga i dubbi e rassereni l’anima. L’unica guarigione possibile si trova all’interno della relazione. Il ritrovamento autentico ed il consolidamento del proprio Sé avvengono soltanto durante il rispecchiarsi nell’altro.
Ma prima di poter stare bene nella relazione bisogna stare bene con se stessi. Ciò che intendo qui per la coscienza riguarda il dialogo interiore tra l’Io e il Me, quella conversazione continua nella testa alternatasi una volta con la parte angelica e una volta con la parte diabolica di noi stessi. Quindi la chiamata delle coscienza dovrebbe significare proprio la voce serafica che ci spinge ad approfondire la nostra interiorità nella speranza di placare il continuo conflitto che ci lacera e ci rende la vita così difficoltosa.
A chi vuole addentrarsi da solo nei propri meandri interiori, questo mio tentativo vuole indicare una direzione concreta, sperimentata e, ovviamente direi, mai finita, ma sostenuta da solide conoscenze: counselling analitico transazionale, psicoterapia individuale, studi di psicologia e di filosofia economica, e una vita di lettura incessante.
L’autoconoscenza è come leggere il libro di sé stesso
Ciò che spinge una persona a migliorare i propri comportamenti e a cercare di comprendere meglio se stessa e gli altri è fondamentalmente l’intuizione di meritarsi di più, di trovarsi di fronte ad un muro sicuramente dotato di una porta. La coscienza diventa allora la decisione dell’Io di andare oltre se stesso e cercare ciò che veramente egli è. E a furia di scavare si trova finalmente nel buio dell’anima la scintilla, quel nucleo profondo di verità e di valori, esperienze e vissuti decantati, elaborati e custoditi con cura, che determina inesorabilmente le proprie scelte lungo l’intera vita.
Il confronto con la realtà
La coscienza è un fenomeno dinamico in continua espansione, che svolge un filtraggio continuo di percezioni sensibili di pensieri e vissuti da aggiungere al nucleo identitario individuale. Una selezione alimentata dal confronto tra l’Io in quanto soggetto valoriale e il Me oggetto, colui che agisce e viene osservato dal primo. La coscienza è la risultante dell’unione fenomenologica dei due e la trasformazione dell’identità in un Sé Integrale consapevole e perfettamente allineato alla realtà dell’esperienza, cioè alla sua verità.
La conoscenza ti rende libero
Come accennato all’inizio, una coscienza evoluta, carica di significati, di assunti e di valori importanti, suppone inevitabilmente una sensibilità particolare verso l’essere e la vita in generale. Un Sé consapevole ha già riconosciuto il valore e la consistenza del proprio dolore, ed è per questo che ha una capacità elevata di sintonizzarsi alla sofferenza altrui.
Le persone dotate di una coscienza molto reattiva, spinte dall’inspiegabile sete di verità e di conoscenza, risentono maggiormente del suo richiamo costante. Nonostante ciò, riscontrano nella vita significative difficoltà di difesa e di adattamento dovute all’intelligenza peculiare, sia razionale sia emozionale, poco compatibile con l’oscurità che regna sovrana nella comunità umana.
Sii pronto per scegliere
Il forte nucleo delle verità individuali spinge verso la continua ricerca di nuovi significati ancor più profondi, genera la curiosità instancabile dell’irrequieto ribelle che non si accontenta mai. Eppure questa strada impervia porta alla selezione sempre più drastica dell’ambiente circostante, alla reclusione in un cerchio interiore di condivisione sempre più stretto. Una chiusura da non confondere assolutamente però con la solitudine paranoica di chi rifiuta a prescindere il mondo esterno.
La delimitazione selettiva dei valori personali condivisibili implica paradossalmente l’accettazione e la piena comprensione delle scelte valoriali diverse. La coscienza evoluta è solitaria e sa ben proteggersi, e all’esterno spinge l’individuo alla compassione e al perdono, quindi allo sviluppo della rete relazionale, alla serenità degli approcci. Ma anche alle prese di posizione chiari e categoriche.
Perché quella sensibilità specifica, che inizialmente penalizza tantissimo l’ingresso e l’adattamento nella società, in seguito ad un percorso interiore rigoroso e fedele alla propria verità personale, riporta l’individuo al coraggio di esporla apertamente e di promuoverla come un altissimo valore umano da proteggere, diffondere e sviluppare.
Sarai il traduttore di te stesso
La chiamata della coscienza non è proprio un dono del cielo, considerata l’enorme difficoltà di esprimere il suo contenuto in emozioni, pensieri, parole e atti comprensibili agli altri. Siamo molto diversi e anche molto distratti da oggetti esterni compensatori per poter comunicare in modo efficace le nostre dimensioni interiori. Per questo motivo la comprensione e la sintonizzazione dei nostri filtri comunicativi acquistano le sembianze delle fatiche di Ercole.
Qui voglio invitare questo tipo di persone a coltivare questa chiamata, ad ascoltarla anche quando sembra spingere in direzioni oscure e molto scomode, magari dolorose. Perché nonostante gli alti e i bassi, i dolori scoperchiati e le fragilità esposte, l’intera sperimentazione del percorso interiore condurrà alla certezza di aver vissuto e compreso in pieno quest’esistenza.
Se stai leggendo ancora, sarai sicuramente interessato a procedere. Benvenuto nel mondo della tua e della nostra unicità!
Ora parliamo dell’auto-osservazione.
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