Oggi la comunicazione e la gestione dell’informazione sono le priorità di chi vuole sopravvivere al caos sociale. Sai comprendere e disinnescare l’arroganza?
In mancanza delle conoscenze appropriate su di sé e su gli altri, l’uomo non sarà mai in grado di comprendere la realtà per poter prendere le decisioni giuste per sé e per i suoi cari.
La comprensione dell’altro diventa vitale per interpretare i suoi comportamenti e le informazioni che sta diffondendo. Per questo motivo bisogna partire dalla sua posizione esistenziale di base, cioè da come egli si pone nei confronti degli altri e della vita stessa.
Nell’analisi transazionale sono state individuate quattro posizioni esistenziali, dalle quali poi si sviluppano i vari schemi di pensiero che definiscono meglio la concezione individuale sul mondo esterno.
L’arroganza. Io sono ok, tu non sei ok.
E’ la posizione più diffusa e conosce delle variazioni davvero impressionanti. Si tratta della posizione di superiorità a prescindere, adottata da ogni Io abbastanza maturo, ma ancora in fase di consolidamento. Già il fatto di essere ok rappresenta una grande conquista. Il punto chiave è comprendere come questa posizione si riflette nel comportamento quotidiano.
Il tipo io sono ok, tu non sei ok elimina dalla concezione individuale su di sé tutto ciò che egli non vuole essere, perché lo considera non ok. Io sono ok in un determinato modo e tutto il resto lo rifiuto. In realtà, quel “tutto il resto” l’individuo non è in grado di elaborarlo, convinto erroneamente di non poter elaborare quei determinati aspetti. Quindi anche i suoi comportamenti saranno sempre forgiati non dalla sua avversione, quanto dalla sua convinzione di non poter gestire i suoi contenuti.
Ecco l’esempio più comune di arroganza.
Chi considera gli altri dei ladri, non ama essere considerato un ladro. Anzi, spesso dichiara con grande ostentazione la sua vittimistica onestà. Considerando però gli altri come dei potenziali ladri, egli nutre inconsciamente questa paura e agisce sempre in modo da non finire per essere derubato.
In questo modo mette in atto un comportamento pieno di furbizia, diffidenza, disonestà, arrivando persino ad appropriarsi lui per primo di ciò che considera suo, soltanto per proteggersi dai furti nella sua testa.
La politica è piena di io sono ok, tu non sei ok.
Chi considera gli altri dei fascisti, si dichiara con ostentazione un antifascista e passa attivamente a combattere coloro che egli considera come dei fascisti. Non gli sfugge mai l’occasione di difendere una potenziale vittima di razzismo e di emarginazione, senza accertarsi molto sulla realtà dei fatti.
A tale scopo divide il mondo a metà e mette in atto delle azioni volte a favoreggiare una qualsiasi categoria minoritaria che egli considera indifesa, schierandosi e combattendo fortemente la categoria opposta, arrivando a compiere dei veri atti di razzismo all’incontrario.
Io sono ok, tu non sei ok. Quindi, ti devo correggere.
La stessa cosa avviene nel caso di chi considera gli altri dei deboli da proteggere o, peggio ancora, da correggere. I non ok sono questa volta i deboli, gli incapaci che devono essere assistiti. Chi si considera forte, giusto o comunque dalla parte ok, combatte la debolezza che vede negli altri cercando di imporre loro delle regole di condotta volte a “rafforzarli” o a correggerli tramite una determinata educazione o un certo stile di vita.
Più forte l’individuo si reputa, più violento sarà l’autoritarismo con il quale cercherà di “migliorare” gli altri, in famiglia o in politica. Il problema è che non individuerà mai le misure realmente appropriate per aiutare le categorie disagiate, perché non considererà minimamente i loro bisogni reali, vedendo soltanto la sua “realtà” immaginaria.
Essere ok o non ok è una scelta interiore
Chi considera gli altri non ok, difficilmente riesce a distinguere nella quotidianità gli autentici non ok da quelli ok. Questa distinzione dipende dall’intensità con la quale il tipo ok respinge quelli non ok. Quindi dalla rabbia interna. Il rispetto per gli aspetti non ok arriva man mano che l’individuo si rende conto di avere comunque i mezzi necessari per gestire internamente questi aspetti, cioè diventando capace di scegliere volontariamente di essere ok o non ok.
Come avviene questa scelta? Rivolgendo l’attenzione su di sé, diventando consapevole del fatto che essere o no ladri, ignoranti, fascisti, deboli, ecc. non è uno stato fisso, irremovibile, ma una questione di azione. Sono un ladro soltanto se rubo. Sono un ignorante soltanto se non mi informo. Sono un fascista soltanto se discrimino ciecamente. Quindi essere in un determinato modo è soltanto la conseguenza del mio agire, del mio comportamento. Non agendo in quel senso, non posso essere non ok.
Una volta deciso interiormente chi sia davvero, gli aspetti non ok diventano meno temuti, perché controllabili tramite le azioni. Se mi considero profondamente ok, mi basta scegliere di agire consapevolmente in modo ok. Così l’individuo può collegare i suoi vissuti alle sue azioni acquisendo la consapevolezza sulla sua capacità di controllare il proprio comportamento.
In realtà siamo tutti ok. I nostri fatti, un po’ meno.
Nel momento in cui anche il comportamento si conforma alla convinzione interna dell’essere ok, cioè quando anche le azioni diventano ok, l’individuo smette di combattere coloro che manifestano delle caratteristiche non ok, accettandoli per quello che sono e consentendo loro di diventare responsabili per le loro scelte.
Questa consapevole accettazione non comporta però la rassegnazione apatica o la tolleranza di ciò che invece non va tollerato, come la violenza per esempio. Il tipo ok, nel momento in cui inizia a vedere anche gli altri abbastanza ok a prescindere, acquista anche la capacità di discernere con più chiarezza i comportamenti degli altri. Realizzando con chiarezza la differenza tra le persone e i loro atti, aumenta anche la determinazione di denunciare apertamente, non più gli altri individui non ok, ma soltanto i loro comportamenti non ok.
La distinzione tra le persone e le loro azioni permette la conservazione della considerazione dell’essere umano in ogni circostanza di vita. In questo modo vanno contestati soltanto i fatti e non le persone, eliminando gli ideologismi offensivi e discriminatori, i contrasti inutili e la prevaricazione dell’altro.
Uno spassionato esame di realtà ci svela, quindi, che siamo tutti ok sempre e ovunque, ma per arrivare a veder bene questo dato di fatto, bisogna accettare il casino che compiono tutti coloro che partono dalla superiorità del “tu non sei ok”.
Commenti