Strana associazione. E tuttavia leggendo Berne si comprende la profondità della sua visione fenomenologica riguardo la nascita del tempo psicologico. Sì, che cosa lega l’analisi transazionale e la nascita del tempo?
Uno dei maggiori disagi per le persone è la noia. Da qui, esplorando più a fondo, emergono le paure che l’uomo evita: solitudine, vuoto, immobilità, morte. Chi riesce a vincere la noia può affrontare gran parte di queste sfide. Tuttavia, questa impresa titanica richiede una forza d’animo straordinaria.
La vita potrebbe essere emersa in modo improvviso, senza dare ai viventi l’opportunità di superare il distacco traumatico dall’immobilità rassicurante della materia inerte. Forse questo spiega il richiamo eterno della pulsione di morte presente in ogni essere vivente, che cerca di riportare la vita al suo punto di origine nel tentativo di raggiungere l’irraggiungibile: la beatitudine dell’inesistenza.
Il serpente del flusso di vita si morde inutilmente la coda in una coazione a ripetere la violenta separazione dalla comoda immobilità. Eh, sì, perché la vita impone delle responsabilità difficili da assumere senza il nutrimento ed il conforto di una madre consapevole di ciò che significa il trauma della nascita.
Siamo inevitabilmente spinti a vivere cercando di scuotere il mondo intorno a noi, sperando in risposte che dissipino la terribile noia. Berne osserva che “la maggior parte delle persone si sente a disagio di fronte a un tempo non pianificato”. Fin dalla nascita, affrontiamo un vuoto temporale in cui nulla accade o si ripete con significato.
Poiché l’uomo non riesce ancora a sopportare il dominio del vuoto, si sente spinto a colmare questa necessità insaziabile strutturando il suo tempo con calendari, orari, agende, rituali e abitudini.
Secondo Berne tre sono le direzioni in cui l’uomo potrebbe soddisfare questo bisogno: la ricerca di stimoli o sensazioni, il riconoscimento della propria individualità, e la necessità di una struttura sociale. Da qui nasce il concetto di tempo, inteso come organizzazione delle azioni umane per fornire una ripetitività che rafforzi il senso dell’esistenza.
Il bisogno di stimoli è essenziale nella costruzione dell’Io futuro, un’organizzazione psichica modellata dagli scambi con il mondo esterno. Freud sostiene che ricevere stimoli esterni fornisce informazioni cruciali per interagire con l’ambiente. La mancanza di stimoli porta a un vuoto dal quale erroneamente pensiamo di provenire. Questo spiega perché spesso preferiamo stimoli negativi piuttosto che l’assenza totale, come sottolinea Berne, citando l’angoscia dei carcerati pronti a tutto per evitare l’isolamento.
Il bisogno di riconoscimento si collega alla funzione di specchio che l’ambiente ricopre per l’individuo. Suoni, odori, calore e contatto fisico sono stimoli che fanno sentire ogni persona accolta e riconosciuta. Saluti, sorrisi, strette di mano e attenzioni ancorano l’identità nella società, alimentando il desiderio di comunicare e relazionarsi. Al contrario, i rifiuti ostacolano crescita e integrazione sociale.
Secondo Berne, il bisogno di struttura spinge le persone a formare gruppi e a cercare posizioni privilegiate per organizzare il tempo. Questo porta alla creazione del tempo istituzionale e di rituali che regolano la divisione del tempo sociale e la maturazione individuale.
In sintesi, il tempo è un’invenzione umana concepita per colmare il vuoto esistenziale e la paura del non essere. Siamo tutti soggetti al suo dominio senza renderci conto delle sue limitazioni. Temiamo di non vivere davvero e non ci accorgiamo che, in fondo, non viviamo affatto. Ci trasciniamo legati da ruoli, formalità e impegni, intrappolati in una falsa gerarchia che dovrebbe rassicurarci, allontanando i fantasmi dell’annientamento. Saturno ci ha intrappolati in una ruota infernale, da cui non si esce senza affrontare l’oscurità della materia.
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