il mio corpo è di fronte a questo mondo come uno specchio
maurice merleau – ponty
Chi sono io? O meglio, che cosa sono io? Sì, siamo abituati a considerarci degli oggetti, delle cose lontane dalla nostra coscienza collocata da qualche parte nella testa, che resta comunque separata dal corpo, pendolante sul fine collo flessibile. Ho sempre pensato al mio corpo come se fosse una cosa da vestire, da lavare, da prendere a schiaffi o da coprire, e qualche volta da accarezzare. Insomma, una cosa. Poi ho incontrato la fenomenologia di Merleau-Ponty e il mio corpo improvvisamente ha preso le sembianze del corpo-membrana, ha iniziato a vivere, o meglio, a vibrare.
C’è il mondo lì fuori e ci sono io all’interno, dentro il corpo. Già, rispetto al mondo entro subito dentro il corpo, rispetto al corpo invece vado fuori per guardarlo “oggettivamente”. Strano, è tutta una questione di “collocamento” del mio Io soggetto. Quindi c’è una parte di me, quella mentale, che si reputa separata dal resto di me stessa, il Me oggetto. Chi ci ha divisi così? Cartesio? Non credo.
La bolla virtuale della mente
Inclino a pensare che sia stata piuttosto l’incapacità umana di affrontare il duro impatto con il mondo dell’esperienza immediata. Vivere pienamente, ricevere frontalmente le botte imprevedibili della vita pur conservando l’integrità non è semplice.
La paura dell’urto inatteso con la vita, che in fondo non è altro che l’intenzione di rallentare il suo arrivo per poterlo evitare, ha intelligentemente generato la facoltà di pensare. La mente è il nascondiglio perfetto dell’individualità primitiva che trova rifugio nella virtualità del pensiero per potersi rigenerare e quindi preparare per il prossimo confronto con la realtà.
È tutta una questione di membrane, di dilatazione e di contrazione
Il continuo rewind mentale dell’esperienza consumata e gettata ormai nel passato avrà dilatato lo spazio corporeo interiore dando nascita alla coscienza, cioè all’individualità virtuale che gli psicologi chiamano Io. Dov’è collocato l’Io nel corpo? Chi lo indica nella testa, chi invece mette la mano sul cuore. I neuropsicologi tentano da secoli di attribuire alle aree del cervello determinati compiti precisi ignorando che non sappiamo ancora se i neuroni trasmettano davvero delle informazioni o siano soltanto delle semplici vie per le scariche elettriche che segnalano delle trasformazioni sottili avvenute forse altrove.
Di questo se n’è occupato Marco Todeschini, l’ennesimo genio italiano gettato nel dimenticatoio, colui che lanciò la sua psicobiofisica basata sul moto vorticoso dell’etere che funge da supporto per la trasmissione informazionale tra il corpo, la mente e l’ambiente. Stavo dimenticando anch’io la sua teoria, quando mi sono imbattuta nella filosofia di Carlo Sini – a proposito di geni italiani poco apprezzati! – e l’idea del vortice invisibile associabile alla forza di Giordano Bruno, che dà vita a infiniti mondi, o al suo Amor che muove il sole e le altre stelle, mi è saltata di nuovo in mente.
Il desiderio intenzionale restituisce l’Io al mondo
Stavo dunque leggendo del desiderio del corpo, che rappresenta per Merleau-Ponty – questa volta un genio francese! – quell’arco intenzionale che proietta attorno a noi il nostro passato, il nostro avvenire, il nostro ambiente umano, e mi sono resa conto che il movimento corporeo guidato dall’intenzionalità del desiderio non è altro che la proiezione dell’Io interiore verso l’apertura del mondo.
L’io nascosto nel rifugio mentale e generato dal tentativo di ritenzione protettiva dell’individuo travolto dall’intensità della vita, una volta strutturato e consolidato, lancia di nuovo l’arco del desiderio verso il mondo esterno, nell’intenzione di rifornirsi del nutrimento esperienziale che gli dia energia e senso. In questa prospettiva, il desiderio nasce dal rimbalzo della contrazione generatrice della coscienza, uno slancio dell’interiorità verso il mondo esterno alimentato dalla forza propulsiva del suo accumulo psichico interno.
Il battito della vita
La coscienza è quindi la contrazione conservativa dell’esperienza, che una volta elaborata e resa cosciente si espande e torna incarnata nel suo mondo originario, il mondo fenomenologico della vita. Azione e contrazione, dilatazione e reazione, ecco il disegno dello scambio tra l’uomo e la natura, alternante, pulsatile, vivo.
Nella prospettiva fenomenologica, che riguarda la manifestazione integrale e non soltanto “oggettiva” dei fenomeni, il corpo ritorna ad essere una complessa sovrapposizione di cellule, una spessissima membrana di tubi neurali e digestivi, di reti e tessuti, attraverso cui l’individuo comunica e effettua gli scambi vitali con la natura. Il corpo secondo Sini è la soglia animata che sente il mondo, la piega fenomenologica che non separa l’individualità dal suo ambiente, ma che vuole indicare soltanto la consistenza dell’Io di fronte al flusso vibratorio generato dagli stimoli naturali.
Il corpo vibratorio come un corpo-membrana
Un corpo sensibile è come una membrana flessibile ed elastica che risuona al canto ondulatorio della madre natura. Di conseguenza, una coscienza sensibile è come l’eco di questa sublime risonanza, che amplifica e fa ritornare nel mondo originario la bellezza di questo canto. In questo quadro, il corpo-membrana si protende all’interno, cioè proietta in un movimento di interiorizzazione la sua attività, dove si spoglia della sua sostanza – sub-stantia -diventando un’istanza – stantia – psichica. Si tratta del vuoto pneumatico dell’anima?
La proiezione corporea riflessa come anima interiore rimbalza a sua volta nel corpo-specchio esternandosi nel mondo come un corpo animato, cioè come la pienezza deiscente della carnalità merleau-pontyana.
Ne deriva che il corpo è un esternarsi dell’anima, ed entrambi, corpo e anima, si uniscono fenomenologicamente nell’esperienza del movimento pulsatile avanti – indietro, dentro – fuori, in cui l’organismo bistrutturato si pro-getta al mondo segnando alternativamente una provenienza e una destinazione, una partenza ed un arrivo. E così, l’intervallo creatosi tra queste sistole e diastole esistenziali fa tessere lo spazio, la di-stantia, il mondo stesso.
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