I sentieri spirituali si percorrono in solitudine. La spiritualità non è più corpo, emozione, pensiero, ma solo pura esperienza. Raggiungere il Sé Superiore non è un obiettivo, ma un viaggio. Una conquista della montagna più difficile e più ambita dall’uomo.
L’emersione dall’Oceano Inconscio
Le istanze psichiche freudiane dell’Es, l’Io e il Super Io prendono significato e manifestazione dall’oscurità dell’inconscio pulsionale, al quale si pensa solitamente come un oceano oscuro e inquietante in cui la paura, il rifiuto e la separazione regnino sovrane.
L’Io individuale si distacca dai meandri dell’impenetrabile Es e rimane ancorato ad un contesto ontogenetico, cioè relativo al periodo di vita vissuta sulla terra, e filogenetico, chiamando in causa le relazioni legate alla trasmissione ereditaria dei vissuti a livello psichico. Che sia l’Io, che sia l’Ego, rimane comunque un nocciolo di coscienza limitata di un mondo limitato non tanto dai sensi, quanto dalle paure.
Dall’Io egoico al Centauro e al Sé Superiore
Ken Wilber nel suo libro Psicologia integrale – Coscienza, spirito, psicologia e terapia, in cui congiunge la psicologia alla spiritualità, parla di un Sé Integrale al quale si arriva attraverso un processo di sviluppo a spirale. Durante questa navigazione sulle onde dell’esperienza il Sé subisce ripetute identificazioni e disidentificazioni ad ogni livello di realtà esperienziale diretta. Si va dal corpo alla mente raggiungendo poi il livello dell’anima e dello spirito navigando le onde del subconscio e del conscio per attingere infine al super-conscio.
il corpo trascende e include i minerali, la mente trascende e include il corpo, l’anima luminosa trascende e include la mente concettuale, e lo spirito radiante trascende e include tutto quanto.
Prima di raggiungere il livello di sviluppo transpersonale, cioè la spiritualità, il Sé deve arrivare al suo massimo livello di sviluppo personale, che Wilber chiama il Centauro. Qui l’individuo realizza un’integrazione matura di corpo e mente in cui la “mente umana” e il “corpo animale” costituiscono un’unità armonica.
Una volta rinunciato alla personalità, si attinge allo spirito, il quale ha una doppia connotazione concettuale, nonostante la sua natura unitaria: lo spirito trascendente in quanto l’ultimo livello di rivelazione esperienziale, il più elevato, e lo Spirito Immanente, che è il sostrato di tutti gli altri livelli. Lo spirito trascendentale sovramondano, come la più alta sfera di esperienza possibile, viene preso in causa dalle società patriarcali, mentre le società matriarcali ed il neo paganesimo amano riferirsi allo Spirito Immanente con aspetto mondano.
L’alpinismo psicologico
L’Io in fase di crescita resta soggetto all’angoscia individuale, alla combattività basata sulla separazione e sull’ostilità. Di conseguenza, l’Io non può accedere ai livelli successivi senza mettere a rischio la sua integrità psichica o la continuità serena del suo sviluppo. La spiritualità dell’Ego narcisista, retto dalla sua necessità di sopraelevazione, sarà solo il proseguimento nella vita spirituale delle dinamiche di lotta, sottomissione e di potere caratteristiche del triangolo drammatico di Karpman.
Roberto Assagioli nel libro Lo Sviluppo Transpersonale definisce questo tipo di spiritualità l’alpinismo psicologico, cioè un’esasperata affermazione di potenza individuale, una ricerca di superiorità nel desiderio di sviluppare facoltà mediante le quali dominare gli altri: la volontà di potenza di Nietzsche, la sfida degli dei e la brama di acquistare i loro poteri sovrannaturali. Si riconosce qui facilmente il bisogno del bambino interiore di fare i conti con la sua figura genitoriale interna e il tentativo di proiettare l’insoddisfazione rimasta inespressa sulla rappresentazione di Dio.
Altri tipi di alpinismo psicologico sono l’evasione dalla vita ordinaria considerata noiosa o comunque insoddisfacente, la spinta verso lo straordinario che contrasta con la miseria quotidiana, e il fascino dell’avventura riflesso dall’alpinismo accademico, cioè la ricerca esagerata e inutile della difficoltà a qualsiasi costo. Il fascino delle salite alla ricerca della “dimora degli dei” può costare caro allo sprovveduto spinto dal desiderio di innalzarsi perché troppo in basso interiormente.
Dall’Inferno individuale al Paradiso spirituale
Assagioli consiglia non solo la preparazione fisica e psicologica, ma anche una solida conoscenza riguardo al supercosciente. Seguendo la struttura presente nella Divina Commedia, la psicosintesi inizia con la discesa all’Inferno, cioè la fase psicoanalitica, in cui l’inconscio inferiore viene esplorato sostenuti dalla guida esperta, poi la salita al Purgatorio, cioè l’ascesa interna, per arrivare infine al Paradiso spirituale.
Nell’Inferno individuale avviene il ritorno ai vari sé e la disidentificazione, il riposizionamento al centro di sé stessi, la ridefinizione dei valori esistenziali di base. È la valle di lacrime, il passaggio dalla sofferenza del distacco graduale alla comprensione dei contesti più ampi. In questo periodo la vulnerabilità individuale tocca il suo massimo e il risveglio emerge da una tempesta di vissuti e di rivissuti intensi, dolorosi, ma anche rivelatori.
La seconda fase è quella della meditazione effettiva, della riflessione intellettuale, la percezione dei significati e delle funzioni autentiche. È la fase più lunga e più laboriosa, in cui si smantellano i costrutti e gli schemi mentali, si effettuano i confronti consapevoli e le rivalutazioni delle situazioni, delle persone e del sé.
Lungo questo percorso il risveglio si consolida diventando uno stato di consapevolezza permanente, che facilita il nostro problematico collegamento tra gli stati interni e i comportamenti esterni. La realtà situazionale diventa una fonte di continui insight (vedersi all’interno), attraverso i quali i nodi problematici si districano, i contesti si chiariscono e lo stato generale di benessere è in continua amplificazione.
La fusione nell’unità vivente: la conquista della montagna
Infine l’ultimo stadio appartiene al Sé Superiore e introduce la contemplazione, difficile da descrivere per Assagioli e ancora di più per me.
Si può solo accennare che è uno stato di identificazione così intima con ciò che viene contemplato che si perde la coscienza di ogni dualità; è la fusione del soggetto e dell’oggetto in un’unità vivente.
Il seme del Sé Superiore risiede in ogni individuo che prende nella sua vita prima o poi una via spirituale di qualsiasi tipo, religiosa, psicanalitica o esoterica. Ѐ la chiamata della coscienza superiore, la luce della scintilla divina che l’uomo possiede sin dall’inizio nel suo Essere.
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