Esagerato? Non credo. Il primo motivo per cui qualcuno dovrebbe essere interessato in un percorso di autoconoscenza proprio ora è che la crisi fa emergere tutte le problematiche mai affrontate finora. E quando le difficoltà interiori non più gestibili grazie all’agiatezza economica o al contesto protetto, il proprio mondo crolla. Nei momenti di crisi bisogna correre subito a sollevare, proteggere e attivare se stessi. Perché conoscere se stessi vuol dire sopravvivere.
In questo momento tutti i problemi quotidiani vengono a gala e si amplificano. Problemi relazionali, di identità, esistenziali, ma anche economici, lavorativi. Ma non sono comunque una spinta abbastanza forte per indurre una persona alla ricerca di se stessa. Ci vuole molto di più.
Per chi non l’abbia compreso ancora, la sofferenza fisica e i bisogni primari battono alle porte della nostra civiltà.
Il riassetto economico obbligatorio determinato dal blocco delle attività economiche porterà ovviamente all’indebitamento gigantesco e alla distruzione dei diritti fondamentali. I decenni di grande benessere vissuti dal dopoguerra fino ad ora, sono finiti. La società occidentale cambia volto.
Il grosso cambiamento che ci viene violentemente imposto non lascia spazio alle emozioni. O si agisce o si perisce. Oltre un serio lavoro di informazione e di comprensione della situazione reale, ci vuole un solido pragmatismo. Ed è proprio ciò che manca alle persone lontane da se stesse. Chi ha guardato per una vita al di fuori di sé, ora si trova in un enorme disagio. Perché non dispone dei punti di riferimento personali per interpretare in modo benefico questo cambiamento.
Chi perde il lavoro ha bisogno di appellarsi a tutte le sue risorse per reinventarsi. Non voglio nemmeno immaginare ciò che stanno passando queste persone. Chi soffre di ansia, di ipocondria o semplicemente è una persona di indole paurosa, in questi momenti tenterà di riversare all’esterno tutta la sua tensione interna, provocando ancor più panico e disagio agli altri.
Chi soffre di bassa autostima potrebbe cadere in stati di depressione o si affiderà ciecamente al primo santo di turno per poter trovare un punto di appoggio. In generale, chi non possiede l’alternativa interna del proprio mondo individuale, reso stabile dalle conoscenze, dalle esperienze ben interpretate, dalle conferme positive e dai successi relazionali, dovrà vagare nel buio dell’incertezza, della paura e del futuro mancante.
Quindi procedere immediatamente a conoscere se stessi è la strada migliore per connettersi strettamente alla realtà. L’autoconoscenza non è un cammino irrealistico, astratto, ma vuol dire un solido collegamento ai mezzi concreti che la vita ci offre. Qui e ora.
E quando la realtà diventa sempre più ansiogena e più difficile da decifrare, conoscere se stessi vuol dire prima di tutto resistere, sopravvivere.
La vita è la ricerca della realtà e della concretezza
La stessa percorrenza di vita ci indica una lunga e sinuosa ricerca del contatto con il mondo reale, incrinato sin dall’inizio dalle intemperie naturali o meno di ogni infanzia. Non è nato ancora il bambino completamente felice, così come non possono esistere i genitori perfetti. Dall’infanzia partono le prime decisioni di vita e in quel periodo viene stesa la prima bozza dello scenario di vita. Uno scenario che verrà poi ridefinito da ogni esperienza ulteriore, e che sarà poi il copione di ogni essere umano.
Il copione avrà lo scopo di riportarci di nuovo alle ferite iniziali, e quindi al dolore che finalmente ci unirà alla realtà alla quale siamo tutti destinati. Prima o poi. Quella realtà che rifiutiamo di scorgere attraverso i tanti filtri mentali che ci alleviano la sofferenza e ci permettono di rinviare il momento della dura verità.
Siamo tutti annebbiati nelle nostre uniche e particolari visioni sulla vita e sul mondo. Molti di noi dormono un sonno profondo, in pochi subiscono lo sconforto dello stato di semi veglia, mentre in pochi, troppo pochi!!! si stanno già dannando nelle fiamme degli inferi reali quotidiani.
Fiamme che distruggono le illusioni e rendono nitida l’ultima prospettiva: una realtà neutra, né buona né cattiva, composta da vari colori. Il buio nero compreso.
Nel momento in cui il buio non fa più paura, gli occhi sono in grado di trasmettere alla coscienza le immagini reali, non più filtrate dalla mente. L’individuo diventa pienamente cosciente della negatività intrinseca della vita e delle sue sfumature. Con l’inevitabile dolore poi scopre non solo l’autenticità della vita, ma anche la possibilità di intervenire sulla sua realtà a seconda dei propri reali bisogni.
Quando viene compresa l’immensa opportunità che abbiamo di cambiare il nostro presente, il peso del passato scompare e l’azione diventa l’abitudine quotidiana. Ed è questa la motivazione più grande per partire alla ricerca di se stessi.
Conoscere se stessi vuol dire AGIRE
Poter intervenire in modo immediato ed efficace sul proprio ambiente quotidiano è la più grande realizzazione dell’uomo consapevole. La comprensione esatta della natura circostante, degli esseri viventi, delle risorse esistenti e del proprio collocamento all’interno del habitat oggettivo rappresenta il massimo della conoscenza umana. Poiché soltanto l’immagine fedelissima della propria condizione e del proprio ecosistema può assicurare all’uomo la sopravvivenza ed il benessere.
Nella mia visione, la conoscenza di sé ha una finalità concreta e non ha nulla a che fare con la filosofia esistenzialista. Conoscere se stessi porta al benessere relazionale, e quindi anche alla sicurezza materiale derivante dagli scambi. Sapere quale sia il proprio posto nello spazio materiale e sociale vuol dire agire prontamente per raggiungere qualsiasi obiettivo, evitare gli ostacoli e cogliere le opportunità.
I momenti terribili che stiamo affrontando con l’attuale crisi sanitaria, sociale ed economica ci mostrano che la buona conoscenza di se stessi sia l’unica strada per la sopravvivenza. Una conoscenza che questa volta deve approfondire seriamente anche il proprio organismo e i principi essenziali del suo funzionamento, le nozioni elementari per poter prendere le decisioni fondamentale per la propria salute.
Le difficoltà interiori ci segnalano, come qualsiasi dolore, che la nostra anima ha bisogno di cura e di attenzioni. I problemi di salute invece ci segnalano che il nostro corpo ha bisogno altrettanto di cura e di attenzioni. Non solo di farmaci.
Ora conoscere se stessi vuol dire sopravvivere
Tutti i nodi vengono al pettine, e il nostro nodo più aggrovigliato è l’ignoranza di noi stessi. Dopo oltre un secolo di scienza predicata bene, ma razzolata male, eccoci che ci svegliamo in mezzo agli eventi che mettono a repentaglio la stessa sopravvivenza della nostra specie. Cambiamenti climatici, squilibri ecosistemici e malattie sconosciute si uniscono ai profondi sconvolgimenti sociali ed economici.
Non abbiamo più molto tempo. Sarà probabilmente l’ultima chiamata alla conoscenza di noi stessi. Un’autoconoscenza pragmatica, un inventario esatto delle risorse e delle vulnerabilità, una resa dei conti con le proprie convinzioni errate. La buona gestione delle emozioni, il controllo della paura, l’uscita dall’autosabotaggio. Il buon utilizzo delle proprie energie. Il tutto con una sola finalità: saper prendere le decisioni migliori nei momenti migliori.
Sembra esagerato sostenere che nel 2020 conoscere se stessi vuol dire sopravvivere? La valutazione realistica delle prospettive future è una delle abilità più importanti che si ottiene in seguito al percorso di autoconoscenza.
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