Che cos’è la libertà?
Il distacco dagli altri? L’evadere dal mondo o dall’esistenza? Volare dove?
La mancanza di costrizioni. Dove c’è la sete di libertà, c’è un Bambino che ha conosciuto la gabbia. Tra distacco e gabbia, ovviamente scelgo la via di mezzo. Il distacco dagli altri, la solitudine assoluta e priva di un punto referenziale, non sarebbe una libertà nella dottrina taoista.
Possiamo essere liberi, pur vivendo insieme all’interno della società? Ci viene detto spesso che siamo esseri sociali, che non possiamo vivere da soli, all’infuori della comunità, un po’ come le formiche o le api. Sarà così?
Gli psicologi sono tutti d’accordo, la relazione oggettuale, cioè il legame con l’altro, risulta fondamentale per lo sviluppo dell’essere umano. Senza il rispecchiamento nell’altro non sarebbe possibile l’identificazione del Sé e la formazione della propria individualità. Il legame con l’altro non sostituisce il rapporto con se stessi, ma lo determina.
Vogliamo bene a noi stessi o ci detestiamo in base a come siamo stati accolti dall’altro. Il legame con l’altro è quel principio della realtà, in base al quale rinunciamo ai piaceri più immediati che ci potremmo auto-offrire, per poter ottenere un piacere più “lontano” da qualcun altro.
Se l’altro non significa costrizione, stare insieme è possibile?
L’altro ci propone la sua versione della realtà, che noi siamo liberi di accogliere o meno, magari frammentandola e appropriandocene parzialmente. Ma per arrivare a questa libertà di scelta e di creazione del proprio mondo, bisogna eliminare dalla nostra visione identificativa tutto ciò che non ci sta bene, che ci costringe.
In breve parole ci serve sapere (e decidere) molto bene chi siamo e come vogliamo essere. I modelli genitoriali, stretti o meno, positivi o negativi, sono comunque degli importanti pilastri sui quali costruiamo la nostra identità. L’esperienza di vita con le sue conferme e con i suoi fallimenti viene a completarci la nostra immagine di ciò che vogliamo essere.
E poi ci sono i sogni che ci definiscono. In ognuno di noi ci sarà quella sensazione indefinibile del ricordo di Sé. Magari delle strane tentazioni, voglie, inclinazioni, talenti. Oppure quei lampi di entusiasmo quando improvvisamente qualcosa ci sembra familiare, fatto appositamente per noi.
Più chiara diventa l’immagine del proprio Sé, più aumenta la libertà di azione.
Per i più fortunati, la libertà di scegliere ciò che vogliono essere, fare, avere nella vita non è un problema. Quando le visioni genitoriali non sono state imposte in modo costrittivo, la costruzione del proprio Io non conosce rotture importanti. In questi casi la scelta dei valori, delle modalità di sentire, esprimere e agire non viene ostacolata dalla difficoltà di spezzare dei legami significativi.
Però i genitori perfetti non esistono.
La libertà diventa una scelta problematica per chi deve decidere per se stesso rischiando di perdere l’altro o una parte di un legame importante. I genitori, gli amici, i gruppi costrittivi ci possono imporre in un modo velato o meno di seguire le loro visioni, nella credenza sbagliata di dover rafforzare l’unione con loro. Spesso ci si sente più vicini quando abbiamo le stesse idee, le stesse preferenze, gli stessi modi di agire.
Sentiamo i genitori dicendo “se non fai il bravo, non ti amo più”. Difficile fare il monello in questo caso. O magari spiegare alla mamma o al papà che l’amore per i figli non c’entra nulla con la condotta della prole pestifera.
Tutti per uno e uno per tutti non significa conformarsi, ma selezionare i legami.
Bisogna avere una salda determinazione nel seguire le proprie scelte, ma anche una forza comunicativa notevole. Più intensa è la costrizione, meno probabilità ci sono per poter spiegare le proprie ragioni.
La comunicazione è l’arte di esprimere le proprie aspirazioni interiori senza respingere le tendenze costrittive dell’altro. La libertà diventa così il frutto di una trattativa, spesso difficile, in cui ognuno fa la sua offerta cercando di equilibrare la bilancia dei bisogni reciproci. Una bilancia in balia del vento, qualora i vissuti intensi annullino il ragionamento. La via di mezzo non è necessariamente la scelta di tutti.
La libertà individuale contro il volere strutturale comune?
Allo stesso modo si ottiene (o si dovrebbe ottenere) la libertà dalle costrizioni della società. Qui la trattativa è più limitata, la negoziazione oppone l’individuo – Davide allo Stato – Golia. Le opzioni sono per forza circoscritte in una determinata struttura sociale ed organizzativa, i margini di libertà individuale sono abbastanza inflessibili.
Qualche secolo fa le scelte individuali all’interno della società erano fortemente ridotte dalla stratificazione in classi sociali. Oggi invece, le possibilità dell’individuo dipendono soltanto dalla sua situazione economica. Viviamo in un mondo in cui il denaro crea la divisione sociale e modella la piramide gerarchica delle classi, mentre e l’ascensore sociale si è bloccato tra due polarità sociali: l’1% di ricchi e il resto del mondo.
La libertà in questo caso corrisponde alla soddisfazione realistica delle intime aspirazioni individuali di vita. I “disadattati”, sempre più numerosi, scelgono di “rompere” molte clausole della “trattativa”, ritirandosi ad una vita semplice e lontana dagli oneri imposti al cittadino urbano. Nonostante diventi sempre più difficile viversi la libera scelta anche così.
In ogni caso, la libertà della via di mezzo non è mai una scelta facile. La bilancia dell’anima non è un meccanismo rigido, e spesso il prezzo della libertà viene abbondantemente ripagato dalla gioia della condivisione. Nella consapevolezza, ognuno è libero di scegliere! E direi che questo equilibrio sia la libertà autentica.
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