Come funziona e come si manifesta esattamente lo stato dell’Io del Genitore? Come riconoscere e gestire il Genitore che abbiamo dentro la testa? Cerchiamo di entrare nelle sottigliezze delle dinamiche interiori, sperando di fare un po’ di chiarezza in ciò che molto chiaro non lo sarà mai.
Nella vita quotidiana ai figli o a chi dobbiamo proteggere o insegnare, non ci presentiamo con il Super Io, ma con lo stato del Genitore. La comprensione degli stati dell’Io rimane la chiave del percorso di autoconoscenza proposto in questo sito.
Il Genitore è l’insieme di pensieri, emozioni e azioni che abbiamo introiettato dai nostri genitori reali.
Esso rappresenta qualcuno all’interno della testa dell’individuo che gli dice che cosa dovrebbe fare, come deve comportarsi, quanto è buono e quanto è cattivo, e quanto sono migliori o peggiori gli altri.”
eric berne, a che gioco giochiamo.
Molto spesso quando ci confrontiamo con gli altri, il nostro Genitore si manifesta diversamente piuttosto che durante il chiacchiericcio mentale che avviene nella nostra testa. Perché, come ben sappiamo, ciò che pensiamo al nostro interno è molto diverso da ciò che diciamo e facciamo all’esterno con gli altri. Più linearità c’è tra l’aspetto genitoriale (e non solo) interno e quello esterno, più equilibrato complessivamente sarà l’individuo.
Quindi, molte volte il Genitore interno preferisce bacchettare il nostro Bambino interiore ed è consumato da frustrazioni e malcontenti nei confronti del suo Bambino, mentre all’esterno si mostra pieno di sentimenti affettuosi e comprensivi. Dobbiamo essere vigili per poter notare ogni sfumatura, restando sempre soltanto come degli osservatori partecipanti, ma allo stesso tempo imparziali. Per quanto sia possibile farlo.
L’auto-osservazione costante ci può rivelare delle verità incredibili su come abbiamo introiettato i nostri genitori reali.
Così come osservava Freud nel testo Il problema economico del masochismo, il Super Io introiettato, di cui ci siamo occupati qui, è molto più severo e intransigente rispetto al genitore in carne ed ossa. Questo significa che l’individuo si tormenta molto più duramente rispetto a quanto l’avesse fatto il genitore nella realtà.
Quindi, durante il nostro percorso interiore di introspezione, bisogna pesare molto anche l’entità dell’ostilità che sentiamo verso noi stessi, individuando le esagerazioni del Genitore troppo ostile riguardo ai comportamenti del Bambino, in quanto ritenuti non conformi al suo standard normativo o etico. Ma soppesando allo stesso tempo anche l’eventuale tendenza del Bambino all’autoindulgenza, una ben nota caratteristica del Bambino libero. Un casino.
All’inizio, più ci si guarda dentro, più confusione si trova. Ma poi la convivenza con i nostri vari aspetti identitari diventa una condivisione amorevole e molto intima.
Sembra molto difficile distinguere interiormente queste sfumature dentro di noi, ma in realtà non lo è. Perché la sensibilità dell’auto osservazione si acuisce tantissimo con il tempo rendendo la vigilanza interna uno stato di permanenza. Tanto da constatare un giorno che la velocità e la profondità del proprio sentire superano ogni aspettativa mai immaginata, e la persona che eravamo una volta si è completamente trasformata.
La chiave dell’auto-cambiamento è la conoscenza unita all’auto-osservazione. Insieme portano all’autoconoscenza, cioè al distacco da ciò che si è e all’integrazione migliore di ciò che si vuole essere. Non si tratta di una deidentificazione, come spesso si afferma negli ambiti new age, in quanto la nostra identità rimane il pilastro della nostra coscienza esistenziale, una e indivisibile.
Ma è un’identità formata da una combinazione di aspetti diversi dell’essere, negativi e positivi, che possono essere attuati soltanto a seconda della volontà individuale.
L’equilibrio è una questione di forza motivazionale e di autoefficacia
Arrivare ad una collaborazione efficiente tra gli stati dell’Io, e quindi ad un complessivo equilibrio interiore, dipende dalla sua conflittualità tra il Genitore e il Bambino, ma anche dalla robustezza e le abilità acquisite dall’Adulto. Più forte è l’ostilità tra il Bambino e il Genitore, più esposto sarà l’Adulto e più difficile sarà per l’individuo raggiungere un benessere autentico.
Il più delle volte i pregiudizi genitoriali partono dalla convinzione che il determinismo causale degli eventi sia una legge assoluta di questo mondo. Pertanto, i genitori sono convinti che il corso degli eventi sia eternamente identico ovunque e per chiunque.
Le esperienze devono scorrere nel presente e nel futuro dei figli allo stesso modo in cui sono avvenuti nel loro passato. In questa linearità temporale, le persone non cambiano mai, i risultati delle nostre azioni hanno sempre la stessa probabilità di successo e tutto accade secondo una regola prestabilita: quella sperimentata da loro.
La volontà può cambiare destini e universi, ma mai l’amore per i nostri genitori
Questo determinismo psichico, che Freud considerò fondato sull’insondabilità dell’immutabile inconscio, è stato invece superato dalla visione dinamica della psiche, la quale può cambiare le sue modalità illuminando i suoi contenuti inconsci a seconda della partecipazione attiva e cosciente dell’individuo al proprio cambiamento.
Cambiare le convinzioni, gli atteggiamenti e le posizioni esistenziali di un Genitore dentro la testa è più facile soprattutto nel momento in cui l’individuo comprende che la diversità dei punti di vista non compromette mai il legame d’affetto tra il Genitore e il Bambino. Così come l’amore immenso che lega un bambino al suo genitore non viene mai a mancare, nonostante la differenziazione identitaria che la vita impone.
Per amarsi non bisogna condividere gli stessi stili di vita, le stesse idee, gli stessi lavori o la stessa religione. Lo sviluppo naturale va verso la separazione e la differenziazione, le identità si formano e si moltiplicano, e mai nulla rimane immutato. Ad una sola eccezione: il filo d’amore che ci lega tutti in una rete universale, invisibile, eterna.
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