Per comprendere l’origine dei contenuti (pensieri, emozioni, comportamenti) del Genitore interno inteso come uno stato dell’Io berniano, dobbiamo partire alla ricerca del Super Io freudiano. Che cos’è il Super Io, come si forma e come lo si riconosce dentro di sé?
Siccome l’intento principale di questo sito rimane l’autoconoscenza, resteremo distaccati dalle spiegazioni tecniche degli addetti ai lavori e ci accontenteremo soltanto dei significati immediati risentiti interiormente da ognuno di noi.
La frase più frequente che viene detta a qualcuno che ha perso un genitore da poco è “lo porterai per sempre nel tuo cuore”. Una banalità che racchiude l’essenza della costruzione del nostro essere e della nostra coscienza: l’identificazione.
L’ideale dell’Io: devo o voglio essere così?
Apparentemente il Super Io è soltanto un’istanza psichica astratta, utile solo all’inquadramento teorico delle dinamiche interiori. Per chi invece vuole guardare profondamente dentro di sé, il Super Io si distingue come un miscuglio indefinito di pulsioni o di investimenti energetici riguardanti ciò che ognuno dovrebbe essere: l’ideale dell’Io.
Formato in seguito all’ammirazione o alla reazione verso un genitore visto con gli occhi di un bambino, il Super Io è l’immagine del genitore amato o temuto che dovremmo o non dovremmo essere.
Differenziazione e identificazione: la fucina della personalità
Ciò che abbiamo amato nei nostri genitori l’abbiamo inserito nella nostra identità attraverso l’identificazione. Mentre ciò che non abbiamo gradito in loro l’abbiamo respinto attraverso la differenziazione. Ciò che invece abbiamo temuto finisce probabilmente per essere combattuto o rimosso. Ma questa è un’altra storia.
Il segreto dell’Io equilibrato è tutto qui, nella giusta armonizzazione tra ciò che viene assimilato, che diventa il mondo interno, e ciò che viene respinto, che determina le caratteristiche del mondo esterno. Non è esagerato affermare che la pace del mondo trae le sue profonde origini dal conflitto tra l’Io e il Super Io.
Il tesoro ereditato: la coscienza collettiva
E siccome i nostri genitori hanno fatto a loro volta le loro personali identificazioni e differenziazioni, così come i loro nonni e bisnonni, ci ritroviamo alla fine con un ideale dell’Io antichissimo. Una preziosissima decantazione di valori e di aspirazioni formata in seguito alla sedimentazione di un lungo filo di ideali identitari ci viene consegnata per arricchirla e trasmetterla ai nostri successori.
Ereditiamo dunque all’interno del nostro Super Io l’essenza vitale di tutti i nostri avi, una coscienza comune già consolidata che ci sosterrà sin dalla nascita, e che offriremo come preziosissimo dono ai nostri figli.
Dall’Edipo al Super Io
La nostra prima conquista del mondo è in fondo la sfida al “mondo” genitoriale, una sfida pulsionale, che per Freud aveva principalmente manifestazioni sessuali. Il piccolo Edipo dentro di noi non ha ancora visto un’altra donna all’infuori di sua madre, ed è dunque ovvio che fosse la sua prima tentazione sessuale e non solo.
A seconda della posizione presa dal padre nei confronti dell’assalto “incestuoso”, la “conquista” del figlioletto finisce con la benedizione del bravo Super Io perfettamente integrabile nel piccolo Io e lo slancio verso nuovi orizzonti da esplorare. Oppure con la dannazione dell’eterna conflittualità tra l’Io peccaminoso e l’intransigente Super-Io.
Il Super Io è la sorgente di Dio e della coscienza individuale
L’arcaico confronto edipico con la figura genitoriale è il crogiolo nel quale decantiamo l’essenza della nostra coscienza individuale, ma anche la censura morale, i sentimenti sociali e il nostro più ardente credo religioso.
Religione, morale e sentimenti sociali – questo contenuto fondamentale di ciò che nell’uomo è più elevato – sono stati in origine una cosa sola […] sono stati acquisiti filogeneticamente a partire dal complesso paterno: la religione e le limitazioni etiche mediante il superamento del complesso edipico vero e proprio, i sentimenti sociali per la necessità di dominare la rivalità residua fra i membri della giovane generazione.”
Sigmund freud – l’io e l’es
La sublimazione: dal sesso al cielo e oltre
Accanto alla differenziazione dagli aspetti identitari che i nostri genitori ci propongono, e all’identificazione con ciò che sentiamo e vogliamo essere, ecco che interviene un terzo meraviglioso processo: la sublimazione. Nata dalla difficoltà di assimilare degli aspetti che vanno in conflitto con i valori genitoriali, la sublimazione è il sotterfugio attraverso il quale le pulsioni più ribelli e riprovevoli socialmente vengono spostate, raffinate e trasformate in attività elevate e socialmente accettate.
Ai tempi di Freud l’aspetto problematico riguardava soprattutto la sessualità, quindi la sublimazione era il tentativo di rendere accettabile un impulso sessuale deviato dalla morale comune. Più tardi però la sublimazione perde il significato di desessualizzazione pulsionale e acquista un significato più ampio della raffinazione degli impulsi primitivi dell’essere.
Il Super Io è la fonte del senso di colpa e della morte
Quando il giudizio genitoriale diventa parte della propria personalità, il povero Io non ha più scampo. Per via dell’imitazione, ma forse soprattutto per la necessità assoluta di avere comunque un modello genitoriale e un senso esistenziale da integrare, l’Io accetta la convivenza difficile con un Super Io fragile e giudicante.
In questo modo il senso di colpa diventa il pane giornaliero dell’Io martellato interiormente dal Super Io farneticante e ancora immerso nelle tenebre inconsce dell’Es. Inconsapevoli della nostra struttura interiore, accetteremo il senso di colpa come una componente implicita di ciò che siamo. Sotto i suoi nefasti influssi faremo entrare il giudizio in ogni singolo istante della nostra vita. Con le conseguenze disastrose sull’autostima, sulla serenità interiore e sulle nostre relazioni.
Il desiderio di morte o comunque la tendenza alla rinuncia risiede sempre qui, nel proprio Super Io crudele, spesso molto più crudele del genitore reale. Una crudeltà aumentata anche dalla rabbia di un Io costretto ad accettare un tale Super Io dentro di sé. La punizione sembra l’unica liberazione possibile dalla morsa del giudizio, ma apre la strada al masochismo, nel quale l’Io punisce se stesso, o al sadismo, in cui l’Io punisce gli altri.
La realtà ridimensiona gli ideali e l’autoconoscenza cambia le prospettive
Facile da dire, difficile da fare. Rinunciare ad un ideale dell’Io troppo lontano dalla realtà è un’impresa impervia e dolorosa, qualora le illusioni idealistiche coprono le sofferenze di un bambino indifeso e solo. La vita con i suoi confronti e i suoi insegnamenti esperienziali sarebbe il supporto migliore per chi crede nella sua profonda buona natura e per colui che sceglie di auto conoscersi per amarsi invece che auto punirsi.
Una volta formato e consolidato lungo una vita di errori, conferme e modifiche, il Super-Io diventa non più l’immagine residuale di un vecchio amato e odiato genitore, ma un nucleo individuale di significati genitoriali integrati profondamente nella personalità.
Il Super Io è la colonna portante dei nostri valori esistenziali compreso il nostro senso del bene e del male, la nostra aspirazione di trascendenza spirituale, il nostro sublime significato del vivere e amare.
Un nucleo energetico e psichico che alimenta le manifestazioni che diventano visibili attraverso lo stato dell’Io berniano del Genitore.
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